L'incursione pianificata dall'esercito israeliano nella Striscia di Gaza è stata rinviata di alcuni giorni , in attesa di un consenso politico sull'operazione, ma anche a causa delle condizioni meteorologiche. Il tempo nuvoloso, infatti, avrebbe reso difficile la copertura aerea ai piloti e agli operatori di droni per favorire l'ingresso delle truppe di terra.
Ma le nuvole più pesanti sono quelle che si addensano sul sostegno politico. Israele, infatti, sta subendo pressioni da parte dei suoi alleati e delle Nazioni Unite affinché ritardi l'annunciata invasione di terra fino a quando non sarà permesso ai civili di ritirarsi in sicurezza dalla parte settentrionale dell'enclave palestinese. I media israeliani, inoltre, hanno riferito che in seguito alle forte pressioni statunitensi è ripresa la fornitura di acqua nella zona meridionale della Striscia di Gaza. Secondo i dati dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), è di un milione il numero degli sfollati all'interno della Striscia in una sola settimana, mentre migliaia di persone continuano a lasciare le loro case. Nella riunione di gabinetto del governo di emergenza il premier di Tel Aviv, Benyamin Netanyahu, ha tenuto alti i toni bellicosi, affermando di voler distruggere Hamas.
Intanto prosegue il lavoro della diplomazia internazionale, che sembra dividersi su due fronti. Da un lato il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, che in due giorni è passato da Israele alla Giordania, via Qatar e Bahrein, per chiudere il giro dai protagonisti regionali di maggior peso: Emirati Arabi Uniti, Egitto e Arabia Saudita. A tutti ha chiesto il contributo per una de-escalation e per arrivare al rilascio degli ostaggi rapiti. Sull'altro lato dello spettro c'è la Cina, che "sostiene i paesi islamici nel rafforzare l'unità e il coordinamento sulla questione palestinese" al fine di parlare "con una sola voce". Secondo quanto ha detto il massimo diplomatico di Pechino, Wang Yi, in un colloquio telefonico con il suo collega iraniano, "la comunità internazionale dovrebbe agire per opporsi alle azioni di qualsiasi parte che danneggiano i civili". Marginalizzata l'Unione europea, divisa fra la netta presa di posizione dei 27 a favore del diritto di Israele di difendersi, e le manifestazioni pro-Palestina nelle principali città europee.
Valerio Fabbri
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