L'Argentina non farà parte dei BRICS. Lo ha ufficialmente annunciato il neo Presidente Milei, mentre il 24 gennaio prossimo è stato pianificato uno sciopero generale da parte dei sindacati del Paese. Inoltre un giudice federale ha accolto una causa volta a dichiarare incostituzionale il mega decreto sulla deregulation. Milei ha confermato che il suo Paese non accetterà l'invito di adesione al blocco dei paesi emergenti formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, formalizzato dall'organizzazione in occasione del vertice dell'agosto scorso. In una lettera inviata al suo omologo brasiliano Lula, Milei ha dichiarato di non ritenere opportuna l'adesione del suo Paese in quanto alcune decisioni prese dalla precedente amministrazione saranno riviste, tra cui la creazione di un'unità specializzata per l'ingresso dell'argentina nei BRICS. In caso di accettazione Buenos Aires avrebbe dovuto rispettare alcune condizioni come gli altri paesi invitati, Egitto, Iran, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Nel frattempo altri sindacati hanno fatto sapere che si uniranno allo sciopero generale proclamato per il 24 gennaio. L'agitazione è stata indetta per protesta contro le riforme volte a liberalizzare l'economia del Paese. Il mega decreto sulla deregulation intanto è stato impugnato in un'azione collettiva delle organizzazioni civili per dichiararlo incostituzionale ed è stato accolto da un giudice federale. Il testo modifica o revoca oltre 350 norme e, pur essendo già entrato in vigore, può ancora essere bloccato dal Congresso. Tra le altre cose il decreto deregolamenta il servizio internet via satellite e la medicina privata, rende più flessibile il mercato del lavoro e abroga una serie di leggi nazionali. Le misure comprendono anche la conversione di numerose società statali in società per azioni facilitando il loro processo di privatizzazione. La Procura Generale dovrà rispondere alle contestazioni in un processo che potrebbe arrivare fino alla Corte Suprema.
Franco de Stefani