Il viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, ha riferito che Mosca è anche disposta a riaprire l'accesso ai porti ucraini se l'Occidente eliminerà le sanzioni sulle esportazioni. Sono proprio "le sanzioni imposte alla Russia da Stati Uniti e Ue" la prima causa della crisi alimentare - secondo Rudenko - "che ostacolano la libertà di commercio, in particolare di prodotti alimentari, fra cui il grano".
In risposta alle dichiarazioni del viceministro, riguardo la ripresa delle trattative tra Mosca e Kiev, il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, ha avvertito che un cessate il fuoco è impossibile senza il ritiro totale delle truppe russe. Kiev non è interessata a diventare una nuova Minsk e al ritorno della guerra tra qualche anno, ha precisato.
Intanto - secondo il Ministero della Difesa russo - sono più di 1.700 i soldati ucraini, asserragliati nell'acciaieria Azovstal, che si sono arresi dall'inizio della settimana. Secondo quanto riportano i media russi, si sarebbe arresto anche il vicecomandante e portavoce del Battaglione Azov. La Croce Rossa internazionale sta intanto registrando l’identità dei militari che lasciano l'acciaieria, come chiesto da entrambe le parti, non sta però seguendo il trasferimento dei prigionieri di guerra.
Secondo il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, la Russia comunque non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi militari in Ucraina. Le truppe di Mosca hanno "dovuto abbandonare Kiev e Kharkiv", in più "l'offensiva nel Donbass è in fase di stallo". Ciononostante "non crediamo che il Cremlino abbia rinunciato ai suoi piani - ha detto ancora Stoltenberg - e dunque dobbiamo prepararci a sostenere l'Ucraina sul medio e lungo periodo".
E. P.