Foto: Reuters
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Le elezioni politiche a dicembre sono sempre più un miraggio, in Libia è riesplosa la guerra civile. L'offensiva della Settima Brigata, fedele al generale Haftar, non si ferma, con i ribelli che adesso si sono lanciati all'attacco della capitale tanto che il presidente Al Sarraj, l'unico riconosciuto dall'Occidente, ha proclamato lo stato d'emergenza. L'intervento dei ribelli avrebbe provocato la morte di 200 persone, mentre il ministero della Salute parla di 47 morti. Al momento regna il caos generale, si prospetta una resa dei conti tra Haftar e Sarraj. Le truppe del primo sono attestate a Est e fanno base nella citta' di Tobruk mentre a ovest la zona è controllata dalle truppe di Sarraj, riconosciuto dall'Occidente. Inoltre tutta la parte Sud del paese è fuori dal controllo di entrambi i governi con circa una quarantina di milizie e tribù, tra cui anche alcune riconducibili all'Isis.

Anche se l'ONU ha riconosciuto come legittimo soltanto il governo di Tripoli, sostenuto da Usa, Regno Unito e anche dall'Italia, il generale Haftar può godere sull'appoggio di Egitto e Russia oltre che della Francia che "tradendo" l'Occidente, confida di trarre vantaggi economici da questa avanzata del generale a discapito dell'Italia. Il conflitto infatti si basa soprattutto sul controllo delle grandi ricchezze del sottosuolo. Gli scontri in atto sono destinati a far definitivamente naufragare l'ipotesi di regolari elezioni entro la fine dell'anno, inoltre si apre prepotentemente un'altra questione quella dell'immigrazione, a chi come l'Italia confidava di creare hotspot direttamente in Libia ora non può più farlo e sino a che non sarà ristabilita la situazione a Tripoli, praticamente sarà impossibile siglare accordi efficaci.

L'Unifil - la missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia - ha convocato "in un luogo che verrà annunciato in seguito" le varie parti coinvolte nella recente escalation di violenza a Tripoli. Nella nota diffusa da Unsimil si legge che l'obiettivo dell'incontro è quello di avviare un "dialogo urgente sull'attuale situazione della sicurezza a Tripoli". La convocazione segue quanto scritto nelle "pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu".