Foto: EPA
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Si allargano anche nel Regno Unito, dopo le indagini di intelligence effettuate negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, i sospetti sull'esistenza di stazioni di polizia segrete della Cina nascoste dietro strutture di business legate ad esponenti della comunità dell'immigrazione cinese in occidente. Ma si moltiplicano i rapporti che segnalano decine di stazioni d'oltremare. La Cina gestisce attivamente una rete capillare di quelle che definisce 'stazioni di polizia d'oltremare', sorvegliando e punendo i cittadini cinesi che vivono all'estero. Nel 2018 sono state fonti di stampa olandese a portare all'attenzione della politica il fatto pubblicando foto degli uffici ombra aperti a Amsterdam e a Rotterdam senza avvertire il governo olandese, che ne aveva chiesto la chiusura definendoli inaccettabili. Un rapporto di Safeguard Defenders ha stimato in 54 i commissariati clandestini in 21 Paesi, tra cui anche l'Italia dove il centro nevralgico sarebbe Prato. Le autorità cinesi non hanno negato l'esistenza dei commissariati, presentati come avamposti per aiutare i connazionali a svolgere trafile burocratiche e prevenire la criminalità, in realtà effettuano sorveglianza e contrasto dei dissidenti politici. Comunque sia, un'ingerenza notevole nella gestione dell'ordine pubblico di altri Stati sovrani quindi fuorilegge. Tali procedure sono di norma svolte dalle ambasciate e dai consolati che operano sotto il controllo della Convenzione di Vienna. Quanto emerso in Gran Bretagna conferma ciò che è stato scoperto negli Stati Uniti nella Chinatown newyorkese. Il problema da una parte riguarda la sovranità nazionale di Stati che non sono la Cina, dall'altra riguarda l'incolumità e il benessere di persone che hanno scelto di abbandonarla per poterne criticare l'operato senza mettersi a rischio. Pechino ha negato qualunque attività segreta del genere in Occidente, accusando le autorità statunitensi, che hanno arrestato due cittadini cinesi accusati di essere coinvolti in operazioni mascherate da informatori della polizia, di voler alimentare assieme ad alcuni paesi europei una nuova campagna di diffamazioni e manipolazione politica contro la reputazione cinese.

Franco de Stefani

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