Le tensioni politiche in Israele hanno raggiunto nuove vette dopo l’annuncio dell’accordo di tregua con Hamas. Al cuore delle proteste, nella città di Gerusalemme e dirette all’ufficio del Premier Netanyahu, vi è un profondo dissenso nei confronti di tale intesa. Centinaia di manifestanti, tra cui numerosi familiari dei soldati uccisi nel conflitto, hanno marciato verso la Knesset, esprimendo la loro ferma opposizione a ciò che considerano una resa nei confronti dell'organizzazione palestinese. Il Forum Gevurah, un movimento che riunisce coloro che invocano un approccio più duro nei confronti di Hamas, ha guidato la protesta, sostenendo la necessità di proseguire le operazioni militari nella Striscia di Gaza fino alla completa sottomissione del nemico. Il padre di un militare caduto in combattimento ha, in particolare, esortato il governo a intensificare gli attacchi, sottolineando la necessità di una vittoria incontrovertibile. Nel frattempo, le ostilità nell'area di conflitto proseguono: oltre 80 i morti nelle ultime ore mentre le brigate al-Qassam hanno denunciato un grave atto di aggressione da parte dell'IDF, che in violazione del cessate il fuoco concordato, avrebbero bombardato un sito a Gaza in cui era detenuta una prigioniera, mettendone a rischio la vita. L’accaduto è stato condannato da molti Paesi, tra cui la Turchia. Nonostante la consapevolezza della fragilità della situazione, il popolo manifesta cauto ottimismo auspicando che questa interruzione temporanea possa rappresentare un primo passo verso un negoziato duraturo e una pace stabile nella regione. Ora è di fondamentale importanza, è stato detto, intervenire con urgenza sulle criticità più urgenti: l'approvvigionamento alimentare, l'assistenza sanitaria e l'istruzione. L’avvio ufficiale dell’intesa è previsto per domenica alle 12:15 dove verranno liberate le prime tre donne e due bambini.
Alessia Mitar