Foto: EPA
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Le delegazioni di Mosca e Kiev, in tre ore di colloqui in Turchia, hanno aperto - per la prima volta - ad un possibile intesa. "I segnali che stiamo sentendo nelle trattative sono positivi, ma non mettono a tacere le esplosioni o i proiettili russi", ha spiegato il capo dello Stato ucraino. "Naturalmente, vediamo tutti i rischi e non vediamo alcun motivo per fidarci delle parole di alcuni rappresentanti di uno Stato che continua a combattere per la nostra distruzione", ha aggiunto. Secondo le sue parole, "l'esercito russo ha ancora un potenziale significativo per continuare gli attacchi". Kiev conta "sui risultati", chiede "una vera sicurezza" per il Paese, "le truppe russe devono lasciare i territori occupati".
"Non bisogna aspettarsi che i negoziati influiscano sulla revoca delle sanzioni contro Mosca", ha detto ancora Zelensky; la questione può essere sollevata solo a guerra finita. "Al contrario, le sanzioni dovrebbero essere rafforzate settimanalmente e dovrebbero essere dure".
Anche i leader occidentali si dicono perplessi riguardo le reali intenzioni di Vladimir Putin e attendono un passaggio dalle parole ai fatti. I mercati però sembrano credere ad una prospettiva di un cessate il fuoco, con le Borse europee in risalita e il petrolio in netto calo. Ottimismo anche da parte di Ankara, secondo il ministro degli Esteri turco ieri "è stato raggiunto il più significativo progresso nei negoziati". Per la prima volta, un incontro tra Putin e Zelensky non è stato escluso. Secondo un inviato russo, il colloquio dovrebbe tenersi contestualmente alla stipula di un'intesa, mettendovi in calce le firme dei due leader. Anche un inviato ucraino ritiene che le condizioni per un "faccia a faccia" siano sufficienti.
E dopo le trattative, il presidente russo ha sentito al telefono l'omologo francese, Emmanuel Macron, chiedendo la completa resa di Mariupol, via di collegamento tra Crimea e Donbass. Putin ha fatto intendere che prima della sua conquista sarà difficile trovare un accordo, negando ancora una volta un alleggerimento dell'assedio per consentire corridoi umanitari.


E. P.