Sono quasi duecento gli ostaggi israeliani sequestrati da Hamas e portati nella Striscia di Gaza. Israele ha già notificato alle famiglie che sono stati trattenuti. Il portavoce delle forze armate israeliane ha dichiarato che Tel Aviv sta facendo sforzi per capire dove si trovino gli ostaggi a Gaza, in quanto Israele non condurrà un attacco che possa mettere in pericolo la vita degli ostaggi. La fonte ha riferito che sei alti esponenti di Hamas sono rimasti uccisi finora nelle operazioni dell'esercito, tra cui membri dell'ala militare e di quella politica, in particolare due comandanti che sarebbero stati coinvolti nel massacro compiuto nel sud di Israele, a cui va ad aggiungersi anche il responsabile delle operazioni di sorveglianza aerea a Gaza. Nel frattempo il segretario della Lega Araba Gheit ha chiesto la cessazione delle operazioni militari denunciando l'assedio totale e il rischio di pulizia etnica. Nel corso di un incontro dei Ministri della Giustizia arabi nella capitale irakena Baghdad, Gheit ha chiesto l'apertura di corridoi umanitari per la fornitura di aiuti alla popolazione. L'esercito israeliano intanto continua a prepararsi all'offensiva terrestre con centinaia di migliaia di riservisti in allerta lungo la frontiera con la Striscia. Finora il conflitto ha causato un milione di sfollati, 2750 morti e 9700 feriti tra i Palestinesi, oltre a 1400 morti in Israele. La strategia fondamentale per risolvere il conflitto tra Hamas e Israele è di attivare la soluzione dei due stati il prima possibile, lottare per un consenso più ampio e promuovere la formazione di calendario e tabella di marcia per ripristinare i diritti legittimi della nazione palestinese. Lo ha dichiarato il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi alla controparte russa Lavrov, aggiungendo che Pechino condanna tutte le azioni che danneggiano i civili e si oppone a qualsiasi violazione del diritto internazionale, per questi motivi è necessario che il Consiglio di Sicurezza ONU agisca e che le grandi potenze svolgano un ruolo attivo. Intanto il Cremlino ha reso noto che Russia, Egitto, Siria, Iran e Palestina spingono per la tregua.
Franco de Stefani