A Teheran la tensione rimane altissima dopo l'abbattimento - per errore - dell'aereo ucraino con 176 persone a bordo. I manifestanti chiedono le dimissioni dei responsabili, sui social girano immagini di violenza. Su internet circolano inoltre video nei quali le autorità iraniane apparentemente sparano contro i manifestanti, ferendo varie persone, non tutti i contenuti però sono stati verificati. Dal canto suo, la polizia di Teheran ha affermato di non aver esploso proiettili.
Il presidente Usa, Donald Trump, in un messaggio su Twitter, ha dichiarato che - secondo il consigliere per la sicurezza nazionale - "le sanzioni e le proteste hanno soffocato l'Iran", costringendo Teheran a negoziare. "In realtà, non me ne potrebbe importare di meno se negoziano - ha scritto ancora Trump - dipenderà totalmente da loro, ma niente armi nucleari e 'non uccidete i vostri manifestanti'".
Intanto il capo della Casa Bianca, dopo giorni di polemiche riguardo alla mancata indicazione delle prove di attacchi imminenti, che hanno spinto a decidere l'uccisione di Soleimani, ha affermato che non importa se il generale fosse stato una minaccia imminente perché già in passato aveva fatto "cose orribili". Secondo quanto riportato dalla NBC, citando attuali ed ex funzionari dell'amministrazione, già sette mesi fa Trump autorizzò l'uccisione del generale Soleimani, imponendo però delle condizioni. Se così fosse, la versione ufficiale dell'amministrazione americana, ovvero che Soleimani stesse mettendo a punto un imminente attacco, risulterebbe non veritiera. Secondo le indiscrezioni dei media americani, Trump aveva dato il via libera a procedere nel caso in cui l'aggressione iraniana avesse portato alla morte di un soldato americano e si era comunque riservato la possibilità di dare il definitivo consenso all'uccisione di Soleimani.
Erika Paternuš