Anche quando vengono smascherate, la passione rimane, sempre e comunque. Ci illudiamo di gestire un profilo che in realtà gestisce noi. Per evitare qualsiasi raccolta di dati indesiderata la soluzione è semplice: cancellarsi da Facebook. Eppure non lo fa quasi nessuno. Perché sarebbe come chiedere ad un fumatore accanito di smettere di fumare dall'oggi al domani. Facebook in realtà è stato congegnato proprio per "sfruttare le debolezze della psiche umana". Perché i like sono capaci di agire sulla dopamina e sul circuito della ricompensa. La dopamina è un neurotrasmettitore che determina il livello di piacere attribuito a un'esperienza. Se vede che tante persone hanno apprezzato, condiviso o commentato un proprio post determina il rilascio di dopamina, saremo portati a tornare sul social network per rinnovare quel piacere, diventando dipendenti. Se poi la maggior parte delle interazioni avviene online, quindi rinunciarvi obbliga a trovarsi modi diversi per attivarle. E poiché tutti noi tendiamo a non modificare le nostre abitudini, perché cambiare è faticoso dal punto di vista cognitivo, alla fine restiamo. Facebook risponde al bisogno di sentirsi parte di un gruppo e creare un'immagine di sé positiva. Quando ne fai parte, non ne esci più -"È accogliente, l'interazione e variegata, e la soddisfazione massima". Facebook è un enorme forziere che custodisce segreti di milioni e milioni di utenti. Noi abbiamo messo la nostra vita in una banca di cui non conosciamo i cassieri, né le regole degli amministratori, né la sicurezza delle casseforti, e da cui, neanche volendo, riusciremmo mai a ritirarla
Corrado Cimador