Se la guerra tradizionale sembra incanalarsi sempre di più verso una posizione di stallo, Mosca prova a rilanciare con un'attività martellante sul piano politico e diplomatico.
In base a quanto riferisce il think tank stautnitense Institute for the Study of War (ISW), citando fonti ucraine, l'Ucraina è riuscita a respingere una formazione di 36 carri armati e 12 veicoli da combattimento a nord-ovest di Avdiivka il 30 marzo scorso. Si tratterebbe di uno dei più grandi assalti meccanizzati di Mosca dall'inizio della guerra. Il Cremlino non commenta, Kyiv non celebra la strenua difesa, e nell'attesa degli aiuti statunitensi, che dovrebbero essere sbloccati insieme alla fornitura di missili balistici dopo il 7 aprile, la Russia sposta il baricentro.
Secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Ria Novosti, Mosca sta preparando la documentazione per citare in giudizio davanti a Corti internazionali il governo di Kyiv con l'accusa di coinvolgimento in atti di terrorismo sul suolo russo. Il riferimento non è alla strage del Crocus City Hall, per la quale secondo Reuters anche l'Iran aveva avvertito Mosca, ma al sabotaggio del ponte di Crimea. Secondo la Russia, infatti, tra i responsabili figura anche il capo dei servizi segreti ucraini (Sbu), Vasiily Malyuk, che in alcuni inverventi pubblici ha fornito dettagli sull'attentato dell'ottobre del 2022 così come su uccisioni o ferimenti di blogger e personaggi russi sostenitori dell'intervento armato in Ucraina. Il tutto in attesa che termini l'indagine sull'attentato terroristico del 22 marzo, per la quale secondo Mosca tutti gli indizi portano a Ucraina, Stati Uniti e Gran bretagna.
Ieri intanto nella regione caucasica russa del Daghestan sono stati arrestati alcuni "cittadini stranieri", dei quali non è stata rivelata la nazionalità, coinvolti nel finanziamento della strage della sala concerti a Mosca. Per questo motivo il ministero dell'Interno russo ha messo a punto una proposta di legge per rendere più severi i controlli sull'immigrazione.
Valerio Fabbri