Nel mondo non c'è carenza di cibo ma di impossibilità di accedervi soprattutto per le popolazioni che risiedono nei Paesi in via di sviluppo. Nei Paesi industrializzati avviene l'esatto opposto ovvero si assiste al sempre più dilagante fenomeno dello spreco alimentare. Un problema che solo in tempi recenti ha conquistato maggiore interesse da parte dell'opinione pubblica, vista la sua rilevanza in ambito di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Pertanto, è fondamentale capire quale sia l'impatto ambientale dello spreco alimentare e per fare ciò bisogna risalire alla filiera del prodotto, cioè tutti i passaggi che il prodotto percorre dal produttore al consumatore. La filiera agroalimentare più è lunga, più il costo energetico e l'inquinamento aumenta. Per fare una quantificazione complessiva dell'impatto ambientale dello spreco alimentare bisogna analizzare inoltre l'intero corso di vita degli alimenti, a partire dalle emissioni di gas serra prodotte e responsabili dei cambiamenti climatici, all' impronta idrica ovvero ai consumi e alle modalità di utilizzo delle risorse idriche, alla quantità di terra biologicamente produttiva necessaria per fornire le risorse alimentari.
In ambito europeo la Commissione agricoltura e sviluppo rurale è molto attenta è ha redatto la "Dichiarazione congiunta contro lo spreco" i cui obiettivi comprendono la riduzione dello spreco alimentare del 50% entro il 2025 e una maggiore informazione del consumatore che ne stimoli la sensibilità e consapevolezza sull'argomento.
In occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione, il commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis ha nuovamente invitato a riflettere sul problema e sulle misure necessarie da intraprendere per ridurre gli sprechi. Il commissario ha ricordato: mentre oltre 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, in Europa ogni anno vengono gettati nei rifiuti 88 milioni di tonnellate di cibo per un valore di circa 140 miliardi di euro.
Corrado Cimador