Lungo il confine tra Israele e la Striscia di Gaza migliaia di manifestanti - 17 mila secondo Tel Aviv - hanno preso parte alle proteste per chiedere il rientro dei rifugiati palestinesi nel giorno in cui ricorreva l'anniversario dell'esproprio, avvenuto il 30 marzo del 1976 da parte di Israele delle terre arabe. In centinaia di migliaia furono espulsi alla creazione di Israele nel 1948. E il 30 marzo è il "Giorno della Terra" in memoria di sei arabi israeliani uccisi nel 1976 in occasione della confisca di terreni in Galilea. La folla mobilitata da alcuni movimenti politici si è resa protagonista di lanci di pietre e di bottiglie molotov verso i militari che in più occasioni hanno aperto il fuoco, con colpi di artiglieria, e sparato sia proiettili veri, sia di gomma. L'esercito ha pure usato gas lacrimogeni che avrebbero provocato il soffocamento di alcuni dei dimostranti presenti. Il ministero della salute di Gaza, specifica che tra il migliaio di feriti, una decina versa in gravi condizioni. Tuttavia, non è specificato quali siano state le cause che hanno provocato il ferimento e in alcuni casi anche la morte dei manifestanti, uno dei quali, come si apprende, aveva 16 anni. Il movimento di contestazione, che gode dell'appoggio di Hamas, prevede la creazione di accampamenti a una distanza di almeno 700 metri dalla recinzione, dove nelle prossime sei settimane devono tenersi concerti, balli e discussioni politiche. Le proteste che dovrebbero essere pacifiche, dureranno fino al 15 maggio, anniversario della fondazione di Israele, per i palestinesi "Nakba", la catastrofe.
Intanto scontri sono scoppiati anche in Cisgiordania - all'ingresso di Ramallah e nel quartiere di Bab a-Zawiya a Hebron.
Corrado Cimador