Dopo settimane di attesa, e se vogliamo anche di polemiche per la non presenza della Cina in solidarietà alla Russia, si apre in Svizzera il summit internazionale sulla pace in Ucraina. Mosca, lo ricordiamo, non è stata invitata in quanto gli organizzatori erano consapevoli sulle sue riserve nelle trattative. Insistono sul fatto che prima o poi anche il Cremlino dovrà lavorare di più in merito e auspicano che si aggreghi presto al processo negoziale. Al vertice parteciperanno delegazioni provenienti da oltre novanta nazioni: quaranta i Capi di Stato e di governo che hanno confermato la loro presenza, mentre gli altri Paesi saranno rappresentati dai ministri degli Esteri e da altre figure. Presenti anche alcuni funzionari delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali. Durante la conferenza, l'attenzione si concentrerà sul piano di pace, che in dieci punti prevede il ritiro delle forze russe da tutti i territori dell'Ucraina, compresa la penisola di Crimea, la punizione dei crimini di guerra commessi dalle forze russe, il rilascio dei prigionieri e il ritorno nel Paese dei bambini deportati. Si discuterà anche in merito al rafforzamento della sicurezza energetica, alimentare e nucleare. La conferenza punta, inoltre, a fornire una piattaforma di dialogo "sui modi per raggiungere un accordo globale, giusto e duraturo, basata sul diritto internazionale e sulla Carta delle Nazioni Unite", "promuovere la comprensione comune di un quadro normativo" e definire una "linea guida" che coinvolga le parti in un processo di intesa. La Slovenia sarà rappresentata al vertice dalla Presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, la quale ha espresso ottimismo dichiarando che "Lubiana accoglierà con favore qualsiasi piano concreto che apra la strada ai colloqui per porre fine alla guerra stabilendo al contempo la pace." La Presidente parteciperà alla sessione plenaria di apertura nel pomeriggio e, oltre alla sessione di chiusura, domani interverrà al tavolo di lavoro sugli aspetti umanitari riguardanti il conflitto.