A Beirut, la popolazione ha salutato l'accordo con gioia: colonne di auto hanno affollato le strade, e molti sfollati hanno iniziato a fare ritorno verso i propri villaggi nel sud, nonostante l'esercito israeliano abbia avvertito che molte zone restano pericolose e sotto controllo militare. Le truppe libanesi e le forze di pace dell'ONU, l'UNIFIL, stanno prendendo posizione nella regione, ma le operazioni di messa in sicurezza richiederanno tempo. L’annuncio di un cessate il fuoco in Libano è stato accolto con favore da molti Paesi. L'Italia, impegnata da tempo per una soluzione diplomatica, ha definito la piena attuazione della risoluzione 1701 dell'ONU come "la strada maestra" per il ritorno alla normalità e per consentire agli sfollati di rientrare nelle proprie abitazioni. La Turchia d'altro canto, ha chiesto che la comunità internazionale eserciti pressioni su Israele per garantire il pieno rispetto del cessate il fuoco. Anche l'Iran, alleato di Hezbollah, ha accolto con favore la tregua, definendola "la fine dell'aggressione israeliana" e rinnovando il suo sostegno al Paese e alla resistenza libanese. La coordinatrice speciale delle Nazioni Unite, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha elogiato il raggiungimento di un'intesa, sottolineando però la necessità di un impegno totale da parte di entrambe le parti per garantirne l'attuazione. Plauso è arrivato anche dalla comunità europea. Josep Borrell, alto rappresentante UE per la politica estera, ha ribadito l'importanza di mantenere il cessate il fuoco, esortando le autorità libanesi a eleggere un presidente per ripristinare pienamente la sovranità nazionale. Ottimista si è detta pura la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, secondo cui l'accordo potrebbe rafforzare la sicurezza interna del Libano e ridurre l'influenza di Hezbollah. Sul fronte palestinese, Hamas ha intanto espresso interesse a rinnovare le trattative con Israele per assicurare la pace anche nella Striscia di Gaza. Un alto funzionario del movimento ha confermato la disponibilità a negoziati mediati da Egitto, Qatar e Turchia per un accordo che includa lo scambio di prigionieri. La fonte ha tuttavia sottolineato come una pace duratura in Medio Oriente sia impossibile senza una soluzione concreta alla questione palestinese.
M.N.