Il controverso piano di Donald Trump prevede il trasferimento di circa 1,8 milioni di palestinesi verso "un luogo migliore", senza specificare i dettagli della futura collocazione. "Dovrebbero avere a disposizione un territorio nuovo, moderno e accogliente, sostenuto da investitori che lo renderanno abitabile", ha dichiarato il presidente. Replicando a una domanda sulla possibilità che il Paese mandi le proprie truppe a Gaza, Trump ha detto che gli Stati Uniti non esiteranno a farlo, se ciò si rendesse necessario. Da parte sua il premier israeliano Benyamin Netanyahu non ha commentato direttamente l'idea, ma ha elogiato la "visione innovativa" di Trump, definendolo "il migliore amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca". La proposta statunitense ha suscitato forti critiche da parte del mondo arabo. I ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto e Giordania hanno inviato una lettera congiunta al Segretario di Stato americano, Marco Rubio, per esprimere il loro dissenso. "Gaza deve essere ricostruita con il coinvolgimento della sua popolazione", hanno scritto, sottolineando il rischio di radicalizzazione e instabilità regionale derivante da ulteriori spostamenti forzati della popolazione. In particolare, l'Arabia Saudita ha evidenziato come non ci sarà alcuna normalizzazione delle relazioni con Israele senza la creazione di uno Stato palestinese indipendente. Ad aggravare ulteriormente la situazione, la decisione del leader della Casa Bianca di firmare un ordine esecutivo per ritirare gli Stati Uniti dal Consiglio Onu per i diritti umani e continuare a bloccare i fondi all'UNRWA, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Questa continua, infatti, a denunciare una situazione catastrofica soprattutto nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, parte di cui è stata completamente distrutta da una serie di esplosioni provocate dalle forze israeliane.
M.N.