Il giudice del Montana, Brian Morris, ha bloccato la costruzione del controverso oleodotto Keystone XL, infliggendo così un duro colpo all'amministrazione Trump che aveva dato il via libera subito dopo l'insediamento e certificando una vittoria per i gruppi ambientalisti. Il giudice ha scoperto che l'adozione da parte del governo statunitense di una analisi ambientale del 2014 per giustificare il rilascio di un permesso presidenziale per la costruzione dell'oleodotto transfrontaliero ha violato la legge sulla politica ambientale, la legge sulla tutela delle specie in via di estinzione e la legge sulla procedura amministrativa, secondo l'ordine del tribunale emesso ieri.
Si tratta di un altro duro colpo anche per la potente lobby del petrolio. Ricordiamo che l'oleodotto Keystone XL, a suo tempo bocciato da Obama, avrebbe dovuto trasportare, bitume diluito - che ha proprietà più corrosive del petrolio - estratto dalle sabbie appunto bituminose del Canada fino alle raffinerie texane. Il progetto è nato nel 2008 dalla TransCanada Corporation. Un oleodotto pensato per attraversare gli Stati Uniti da nord a sud-est, per 2.700 chilometri, attraversando Montana, South Dakota, Kansas, Nebraska. La capacità iniziale era prevista in 435mila barili di petrolio al giorno, per raggiungere, a regime, i 590 mila barili. A destare molta preoccupazione inoltre è l'estrazione di petrolio dalle sabbie bituminose canadesi: una combinazione di sabbia, argilla, acqua e bitume che viene effettuata con un processo che genera emissione di grandi quantitativi di CO2 - annualmente queste emissioni rappresenterebbero l'equivalente di 2-4 centrali a carbone tradizionali. Calcoli per altro ritenuti dagli esperti "sottostimati".