“Un esempio per tutti i territori nei quali sono diffuse lingue minoritarie". La necessità di sostenere e sviluppare le attività didattiche sperimentali di quattro istituti scolastici della Valcanale, in Friuli Venezia Giulia, con insegnamento nelle lingue friulana, slovena e tedesca, è stata sottolineata dall'assessore regionale all'Istruzione, Alessia Rosolen.
La regione, ha spiegato, intende sostenere questa esperienza, chiedendo al Ministero dell'Istruzione il riconoscimento delle attività di sperimentazione sulla scuola trilingue e inserendo la stabilizzazione della sperimentazione nella nuova legge regionale sull'istruzione.
Si tratta di un processo, ha spiegato, che punta a far uscire questi temi dallo scontro politico e che guarda al futuro internazionale di queste generazioni, e che sarà seguito coinvolgendo anche le organizzazioni della minoranza slovena, di quella tedesca, e i fondi destinati alla lingua friulana.
“C’è un’eccellenza che si concentra nella Valcanale e nel Canal del Ferro, - spiega Rosolen - nata sull’esperienza che alcune scuole hanno voluto fare nel valorizzare le lingue del territorio, intese non solo in termini di conoscenza, ma anche di cultura e identità della popolazione che lì vive. Sono scuole di montagna, e questo fa di loro un esperimento e un'esperienza che va a valorizzare la qualità dell'insegnamento, e soprattutto va a dare delle chances ulteriori a dei ragazzini che sulla carta vivono in contesti molto chiusi. Regalare a dei bambini che vivono in montagna la possibilità di conoscere, fin dalla più tenera età, più lingue è regalare loro in realtà una parte importante del loro futuro. Questa esperienza ha raggiunto una qualità d’insegnamento eccelsa e giù questa estate abbiamo garantito la continuità di questa sperimentazione, anche grazie all'intervento delle associazioni delle comunità della minoranza slovena e della minoranza tedesca”
“L'idea – continua - è quella di arrivare a una sperimentazione che viene ratificata a livello ministeriale, e che, anche grazie alla presenza dei rappresentanti della comunità slovena e del confronto che abbiamo avuto con l'assessore Roberti, inseriremo anche nella legge sull'istruzione che ha approviamo a fine mese. Credo che nel salvaguardare la cultura e l'identità, la storia dei territori, ma anche nel regalare lingue europee a dei ragazzini così piccoli, debbano essere coinvolti tutti i soggetti che hanno interesse nel farlo: sicuramente la Regione, sicuramente il Ministero, ma chiederemo anche un concorso di contribuzione da parte di chi ratifica il destino delle risorse della comunità slovena, della comunità tedesca e le risorse per l'insegnamento della lingua friulana”.
“Questi bambini a scuola parlano correntemente, con lingue veicolari, in italiano, tedesco, friulano e sloveno, e continuano a fare, giustamente, anche l'inglese. È un tema che credo non possiamo più lasciare a contributi isolati che si trovano di anno in anno, ma ai quali dobbiamo dare una certezza, per lo sviluppo di una progettualità. In realtà è quello che già succede, con un minor numero di lingue, nelle scuole dell'Alto Adige: noi potremmo attuare la stessa cosa con più lingue nelle scuole della Val Canale e del Canal del Ferro.”
Il tema delle lingue minoritarie è stato sempre un punto molto delicato in Friuli-Venezia Giulia, spesso anche un terreno di scontro politico: siamo giunti a un cambiamento scelte più condivise?
“Il clima è stato solo ed esclusivamente politico in passato: è il risultato di un lungo dopoguerra che il Friuli Venezia Giulia, soprattutto in certe zone, ha vissuto in maniera divisiva. Io credo che ora sia giunto il momento di vedere la conoscenza della lingua come l'opportunità per far parte davvero di una comunità nazionale ed internazionale, europea, e soprattutto credo che il territorio nel quale questa sperimentazione può trovare la sua applicazione sia abbastanza lontano dai semi divisivi legati ancora alla politica e al lungo dopoguerra.”
È quasi incredibile che questa spinta venga da aree viste tradizionalmente come più chiuse e isolate, come la montagna…
“Non solo è incredibile, ma è bellissimo che questo succeda, perché in realtà la montagna e la sua grande battaglia demografica si può giocare sicuramente sui servizi, ma si gioca moltissimo anche sulla qualità: quando la montagna, e in particolare quella del Friuli Venezia Giulia, sa dare qualità in tutti gli ambiti, quello ambientale, quello turistico, ma anche quello della scuola e quindi della qualità della vita, credo giochi la battaglia per il mantenimento delle sue risorse più importanti, che sono le persone”.
Alessandro Martegani