Nessuna manifestazione pubblica, quest'anno, per festeggiare la ricorrenza che divide le forze politiche e alle annose polemiche sul passato ha fatto riferimento anche il presidente dell'organizzazione degli ex combattenti Marjan Križman nel suo intervento trasmesso da Maresego, piccolo paese nel Capodistriano che già nel 1921 si ribellò ai fascisti, all'epoca non ancora al potere. "Chi sminuisce il Fronte di liberazione e la lotta partigiana nasconde la testa sotto la sabbia" - ha detto Križman - "ma la storia parla chiaro. L'esercito partigiano ha combattuto fianco a fianco con la coalizione vincitrice e la presenza del presidente degli ex combattenti sloveni alle celebrazioni del 70-esimo anniversario dello sbarco in Normandia dice tutto".
"Non dobbiamo dimenticare" - ha rilevato ancora l'oratore - "che il Fronte di liberazione e la lotta partigiana gettarono le fondamenta dell'odierna indipendenza slovena". Il Fronte di liberazione, chiamato inizialmente Fronte antiimperialista, venne istituito tre settimane dopo l'invasione della Jugoslavia nella casa del letterato Josip Vidmar e alla riunione aderirono rappresentanti dei comunisti, dei socialisti cristiani, delle società ginniche liberali Sokol ed alcuni intellettuali indipendenti. Due anni più tardi, in piena guerra, i comunisti si fecero riconoscere dagli altri il ruolo guida che conservarono nel periodo postbellico fino al 1990 mentre la destra tende a comprendere e a giustificare l'attendismo e il collaborazionismo di altre forze politiche punito dopo la liberazione con gli eccidi extragiudiziari. Stamane il presidente del parlamento Igor Zorčič e poi una delegazione dei Democratici sociali deporranno una corona sulla tomba degli eroi popolari a Lubiana, il presidente della repubblica Borut Pahor e il presidente degli ex combattenti faranno altrettanto dinanzi all'ex villa Vidmar dove sorge un monumento, per rivolgersi poi insieme ai cittadini dal palazzo presidenziale.
Boris Mitar
Foto: Edi Šelhaus - Collezione del Museo di storia contemporanea