E' necessario un approccio sistemico nella ricerca di soluzioni per favorire la piena integrazione dei rom in Slovenia. Le normative ci sono, sulla carta, ma non sempre attuabili nella prassi, è stato evidenziato. Il dibattito promosso dal Comitato interni ha visto l'intervento, oltre dei membri dell'organismo parlamentare, anche dei rappresenati dei vari ministeri, della polizia, dei centri sociali, dei mediatori culturali e educatori che operano negli insediamenti oltre ai rappresentanti della comunità. Il Comitato ha incaricato l'Ufficio nazionalità a relazionare le massime istituzioni dello stato circa i progressi fatti nella soluzione delle problematiche invitanto le stesse comunità rom e le autorità locali a collaborare. In una delle delibere accolte è stata sottolineata l'utilità di organizzare attività pomeridiane in favore dell'inclusione sociale delle famiglie rom e di conseguenza di potenziare il numero degli operatori sociali presenti nei campi rom.
Il rappresentante della polizia ha parlato dei programmi di prevenzione che vengono attuati negli insediamenti, menzionando anche le misure repressive, il tasso di criminalità nei campi nomadi è elevato, ha detto, ricordano che lo scorso anno sono state quasi 2mila le denuncie tra cui per disturbo della quiete pubblica, possesso illegale di armi, traffico di droga. Nel programma di prevenzione sono stati inclusi anche 4 poliziotti di etnia rom, ma la polizia, oppure i servizi sociali, rimangono sotto organico. Il Governo nelle prossime due finanziarie stanzierà maggiori fondi ai comuni dove vive la comunità rom. Più che aumentare i soldi, è stato detto, è necessario monitorare come vengono erogati e spesi. Come per esempio per consentire l'accesso all'acqua potabile in tutti gli insediamenti rom, perchè è stato ricordato si tratta di un diritto fondamentale dell'uomo che deve essere garantito a tutti i cittadini del paese, come sancito anche dalla Costituzione slovena. Altro tema la scolarizzazione e l'alta percentuale di bambini rom tagliati fuori dal processo educativo e la scarsa conoscenza della lingua slovena, che frena l'inclusione sociale. Va a scuola solo l'11 % dei bambini rom. (ld)