Da un fossato anticarro nella Slovenia orientale emergono altre vittime delle esecuzioni sommarie dell'immediato dopoguerra. Il ritrovamento è stato fatto nei pressi di Brežice, proprio mentre si stava lavorando alla costruzione di un’idrocentrale. Secondo gli esperti, che stanno effettuando le riesumazioni, si tratterebbe di tre distinte liquidazioni avvenute dal maggio all’ottobre 1945. Complessivamente i corpi rinvenuti sarebbero 139.
L’esistenza della fossa era nota da tempo alle autorità che avevano avviato su quelle liquidazioni, già a metà degli anni Novanta, una serie di indagini da cui è emerso che a mettere in atto erano state le unità del KNOJ, la polizia militare dell’esercito jugoslavo. Gli inquirenti avevano anche accertato l’identità di alcuni liquidatori che però erano già deceduti.
Le tre eliminazioni distinte si sono succedute nell’arco di alcuni mesi. Inizialmente sarebbero state liquidate 32 persone, che dai primi rilevamenti sembrerebbero essere perlopiù di militari, anche se non si esclude la presenza di qualche civile. Altre 27 persone sarebbero state eliminate successivamente. In questo caso si tratterebbe di civili e tra di essi è accertata anche la presenza di un certo numero di donne, che sarebbe dimostrata sia dal ritrovamento di scarpe femminili sia da un ampio corredo di oggetti. Nell’ultima esecuzione, invece, sono stati passati per le armi ottanta militari. Tutti o quasi sarebbero stati portati in zona scalzi e probabilmente con la sola biancheria intima addosso. Molti scheletri hanno ancora le mani legate dietro la schiena con il fil di ferro. Si tratterebbe di soldati di diverse svariate formazioni. Nella accanto ai corpi sono stati rinvenuti oggetti personali di provenienza slovena, croata e tedesca, il che fa presupporre che le vittime fossero di diverse nazionalità. Sul luogo ritrovati anche molti bossoli di vario calibro che starebbero a testimoniare che le esecuzioni sono state eseguite sul posto.
Stefano Lusa