Foto: Pixabay
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"Le critiche arrivate negli ultimi tempi all'operato dei tribunali hanno superato il limite dell'accettabile", dice Đorđević. In molti casi, infatti, puntano a non far rispettare le sentenze delle corti giudicanti e, di conseguenza a minare l'assetto giuridico del paese. "L'insoddisfazione per il lavoro dei tribunali in singoli casi non deve manifestarsi ostacolando il lavoro stesso e alimentando sfiducia nella magistratura e nello stato di diritto, anche attraverso la diffusione di scritti anonimi che creano soltanto danno all'immagine della giustizia" rileva Đorđević. Alla luce degli eventi di questa settimana il presidente della Corte suprema ribadisce la necessità di mantenere un atteggiamento di rispetto nei confronti del potere giudiziario e dei giudici in qualità di funzionari dello stato, seguendo uno dei principi giuridici fondamentali dello Stato di diritto e della democrazia.
A margine del processo conclusosi con l'assoluzione il leadre dell'SDS, Janez Janša è tornato questo venerdì a parlare di "malagiustizia" nel sistema giudiziario sloveno. Ha invitato a cambiare tutti i presidenti dei tribunali valutando che sono ancora centinaia le persone coinvolte in procedimenti giudiziari, ingiustamente o soltanto per il fatto di dover sostenere processi che durano troppo a lungo. La presidente del collegio giudiziario nel processo per la vicenda Trenta, Cvetka Posilovič, ha ribadito intanto che le decisioni si basano esclusivamente su una attenta e coscienziosa valutazione di tutte le prove presentate nei dibattimenti pubblici e che nessuna influenza è arrivata da articoli sui media, scritti o dai raduni durante i quali si è più volte assistito a discorsi con incitamento all'odio.

Delio Dessardo