L’ errore non sarà riparato. Almeno a giudicare dalla missiva che Poklukar ha fatto recapitare ai rappresentanti delle due etnie e dove oltre che ad una serie di appigli formali si fa riferimento agli alti costi che l’operazione comporterebbe. Forti anche delle risoluzioni del difensore civico e del tutore del principio di uguaglianza, in un incontro con il ministro, Žiža e Horvat avevano richiesto di ritornare alla vecchia prassi ovvero ai documenti che nelle aree bilingui collocavano a stessi caratteri e grandezza lingua slovena, italiana o ungherese e infine inglese; inglese che dal 2022 in qua -invece- è disposta al secondo posto invalidando l’ufficialità e la pariteticità delle lingue delle due minoranze allo sloveno. Nell’ incontro di febbraio come ci aveva dichiarato il rappresentante della CNI al Parlamento di Lubiana- ricordiamo- Poklukar aveva promesso che le attuali carte d’ identità sarebbero state sostituite. Ora però non sembra così. Infatti, nella risposta ai due deputati etnici il ministro rileva che l’operazione avrebbe costi ingenti. La sostituzione dei documenti già emessi (18.861 in sloveno-inglese-italiano, 4.103 in sloveno-inglese e ungherese) comporterebbe una spesa di all’incirca 460 mila euro mentre altri 14 milioni sarebbero necessari per cambiare le quasi 750 mila carte d’ identità monolingui ovvero con la dicitura sloveno-inglese. Il ministro ricorda ancora i moduli già stampati e non ancora personalizzati e aggiunge ulteriori 800 mila euro di uscite. Egli ricorda inoltre che il Regolamento sulle nuove carte d’ identità è stato approvato dal precedente governo, pubblicato sulle apposite pagine e, messo in dibattito pubblico, non è stato oggetto di osservazioni, commenti o proposte di modifica. Secondo Poklukar, i documenti che rispettano le normative europee, non ledono in alcun modo i dettami costituzionali sulla pariteticità delle lingue minoritarie nei territori nazionalmente misti. “L’ ufficialità è garantita in una forma diversa mentre la collocazione delle lingue è dovuta a soluzioni tecniche che semplificano e unificano i moduli”, fa capire il ministro secondo il quale lo stesso vale per i caratteri minori in cui sono espresse le lingue italiana e ungherese. “Non si puo’ parlare di discriminazione”, scrive il ministro ricordando che soluzioni simili sono state adottate anche da altri stati quali Italia e Croazia mentre in Austria e Ungheria non ci sono carte d’ identità bilingui.
(lpa)