Celebrato oggi un nuovo traguardo per la realizzazione della seconda linea ferroviaria Divaccia-Capodistria, che a settembre dovrebbe entrare nella terza fase di progetto. Dopo che nei giorni scorsi la politica aveva informato di aver messo a disposizione le risorse per l’ultimo miglio, oggi è toccato al direttore generale Oset di 2TDK festeggiare l’apertura di tutte e dieci le condotte che attraversano il tunnel di Corgnale, nei pressi di Cosina, per una lunghezza di oltre 37 chilometri. Secondo Oset i lavori proseguono a pieno ritmo e, di fatto, il mega-cantiere è già entrato nella terza fase, ovvero quella che prevede la posa dei binari, degli impianti meccanici, del materiale rotabile e l'installazione dei dispositivi di segnalazione. In base alla tabella di marcia l’inizio formale è programmato a settembre, per questo oggi ampio spazio è stato dedicato ai lavori di costruzione del tunnel. Il direttore delle operazioni, Marko Brezigar, nel suo intervento ha voluto sottolineare la perizia di tecnici e operai, impegnati in una grande sfida organizzativa che, almeno finora, non ha fatto registrare incidenti gravi nonostante in alcuni momenti nel tunnel siano stati attivi 14 cantieri dove erano impegnati oltre 1.000 lavoratori. Numeri impressionanti di questo progetto infrastrutturale, definito strategico da ogni parte, che ridurrà il traffico autostradale e allo stesso tempo funzionerà da magnete per lo sviluppo economico della regione. Secondo le stime, a regime il nuovo collegamento ferroviario trasporterà 14 milioni di tonnellate di merci all'anno, pari a una riduzione del carico sulle autostrade di circa 800.000 camion all'anno. In totale in tre anni sono stati scavati 37,4 chilometri di tunnel, ovvero più del totale dei tunnel scavati nell'intera rete autostradale del paese in 30 anni. Poiché il tracciato supera un dislivello di 430 metri, tre quarti dei tracciati corrono in gallerie. Il rappresentante della Banca europea per gli investimenti (BEI) in Slovenia, Simon Savšek, ha detto che l'intero progetto è stimato in poco meno di 1,11 miliardi di euro, un quarto dei quali finanziati da un contributo comunitario e poco più di un quinto da un prestito della BEI.
Valerio Fabbri