Il costo minimo della vita in Slovenia è valutato in 670 euro, mentre il salario minimo per legge non deve essere inferiore a 778,40 euro al netto. Il Consiglio economico sociale, formato da rappresentanti dei sindacati e da quelli dei datori di lavoro, concordano sul fatto che l'asticella del salario minimo vada alzata. Secondo il Segretario di Stato al Ministero del lavoro, Dan Juvan, sarebbe opportuno portare l'importo tra gli 804 e i 938 euro. Su questo deciderà il governo nelle prossime settimane. Resta da stabilire inoltre il ruolino di marcia dell'iter. I sindacati propongono l'aumento della paga minima in due fasi: prima l'armonizzazione con i costi minimi della vita, poi con il tasso di inflazione nell'anno corrente. I datori di lavoro preferirebbero un unico scatto per "evitare - come ha spiegato il presidente dell'Associazione nazionale imprenditori, Marko Lotrič - lavoro eccessivo e confusione nella contabilità delle aziende".
Molti i problemi sollevati alla riunione del Consiglio economico sociale, oltre a quello del salario minimo. Lo stesso Lotrič ha rilevato che diverse aziende straniere, negli ultimi tempi, stanno lasciando la Slovenia per trasferire la produzione nei Paesi dell'Est europeo come Ungheria, Romania e Bulgaria. Il presidente della Confederazione dei sindacati del settore pubblico, Branimir Štrukelj, ha invece fatto notare che per certi servizi, lo Stato paga società esterne piuttosto che garantire contratti interni agli enti pubblici. Un gioco al risparmio che genera precarietà. Štrukelj chiede al governo di tener fede a quanto fissato nel contratto di coalizione, ovvero che "sarà di esempio agli altri nel Paese assumendo per posti di lavoro sicuri". (a.c.)
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