Il nuovo coronavirus, SARS CoV-2, è pericoloso e le varianti del virus emerse nell' ultimo mese anche in Slovenia sono a dir poco inquietanti. Tuttavia, ad oltre un anno dalla comparsa del virus, pur avendo cambiato la nostra vita di sempre e sconvolto la vita individuale di ciascuno, mettendo a soqquadro le strutture e le pratiche sanitarie, trasformando le città in ghetti con le serrande dei negozi abbassate e le strade vuote, diviso il Paese in zone, nere, rosse e gialle, secondo l'ultimo sondaggio condotto dall'Istituto per la ricerca di mercato, Mediana, la popolazione, forse per rassegnazione, teme molto poco questa apocalisse.
Dal sondaggio risulta che la maggioranza della popolazione si è messa alle spalle la pandemia, il desiderio di ritornare alla vita di prima è così forte che il virus, come pure la possibilità dei contagi non fanno paura. Il 60% degli interpellati non teme per la propria incolumità né per quella dei propri cari. È invisa anche la democrazia, che solo eccezionalmente, come in tempo di Covid-19, può imporre dall'alto ai cittadini i comportamenti più consonanti con gli interessi collettivi. Stimolare l'attenzione della popolazione ai rischi, e la loro responsabilità, affinché ne diventino consapevoli e quindi li scelgano anche se interferiscono con la libertà personale, sono accettati solo dal 23,4% degli intervistati. Questo non è un postulato teorico. Che le misure adottate dal governo affrontino la tematica della salute e dell'economia in modo equilibrato, con norme intelligenti, è condivisa dal 21,8% degli intervistati. Il 18,4% ritiene, invece, che le misure introdotte si focalizzino troppo sull'economia a scapito della salute, mentre il 42,5% ha una visione diametralmente opposta, ossia, che le misure in vigore si concentrano troppo sulla salute a scapito dell'economia. Può succedere davvero così e durante la pandemia magari è accaduto, ma è una sfida che vede impegnate tutte le democrazie del mondo e le misure restrittive di cui ci si è avvalsi, spesso non sono state condivise da gran parte di noi. Che le istituzioni non costruiscano un quadro di norme intelligenti, volte a stimolare e premiare le scelte individuali e di gruppo, promotrici del bene comune e, che dopo la pandemia la vita cambierà in peggio è convinto il 64,3 % degli interpellati.
È opinione diffusa, inoltre, che negli altri Paesi l'interazione fra singoli governi e istituzioni impegnate nella lotta contro il virus sia nettamente migliore rispetto alla Slovenia, la pensa così il 44,3 % degli intervistati, mentre solo il 17 % condivide le scelte in materia adottate dall'esecutivo di Lubiana.
A marzo poi, tra l'opinione pubblica slovena, è peggiorata notevolmente la veduta sulla strategia delle vaccinazioni perseguita dal governo e al tempo stesso il giudizio sul modo di comunicare dell'esecutivo con la cittadinanza. Il calo più marcato si registra nella valutazione del lavoro svolto per l'accaparramento dei vaccini: condiviso appena dal 12% degli intervistati.
Corrado Cimador