Minoranze etniche, rifugiati, anziani, donne, migranti ma anche gli operatori sanitari e dei cosiddetti settori informali, secondo la sezione slovena di Amnesty international, sono stati quelli che in questo 2020 hanno subito maggiormente le conseguenze della pandemia e del peggioramento del sistema sanitario e sociale in corso ormai da anni nel paese. Inoltre in questo anno si è registrato un marcato aumento della violenza di genere, che ha colpito molte donne ma anche persone LGBTQI, vista anche la carenza dei servizi di assistenza e protezione a casua delle misure che impedivano in alcuni periodi gli spostamenti.
Nataša Posel direttrice di Amnesty Slovenia, ha sottolineato che nel rapporto sui diritti umani nel 2020 emerge come in Slovenia si stia assistendo alle conseguenze di decisioni sbagliate fatte nel passato, come ad esempio i tagli ai mezzi a disposizione del settore dell’assistenza agli anziani che hanno portato alla crisi sanitaria che si è registrata con l'epidemia nelle case di cura.
Secondo la Posel il governo sloveno, utilizzando la scusa della pandemia, starebbe mettendo in atto una serie di restrizioni del diritto a manifestare minando di fatto la libertà di espressione. Inoltre contrariamente a quanto dice la costituzione slovena le leggi relative ai migranti e rifugiati mirano a limitare l’accesso alla protezione internazionale.
Elogi invece sono stati fatti alla discussione in corso riguardo la definizione di stupro da parte del codice penale sloveno che dovrebbe presto portare alla cancellazione di qualsiasi tipo di ambiguità sucosa è consenso o meno, garantendo così i diritti della vittima.
In generale nel rapporto emerge come i leader mondiali hanno utilizzato la pandemia per intensificare gli attacchi ai diritti umani, da quelli di parola a quelli di movimento.
Barbara Costamagna