Finora nel 2024 in Slovenia sono stati fermati oltre 7500 cittadini di paesi terzi che hanno tentato di entrare nel paese senza i documenti in regola, un numero significativo che ha convinto il ministero dell’Interno a rafforzare i controlli lungo i tradizionali valichi di frontiera con la Croazia, ormai dismessi dopo l’ingresso di Zagabria nell’area Schengen. Ma il costante aumento del flusso migratorio dal confine meridionale, non più frontiera esterna dell’Unione europea, ma interna all’area di libera circolazione, ha richiesto un deciso consolidamento dell’attività di pattugliamento congiunto con i colleghi croati tramite droni, elicotteri e l’invio di oltre 160 poliziotti sloveni dispiegati lungo il cosiddetto Zeleni meji, il confine verde che è diventato terra di nessuno. Il responsabile della polizia di frontiera slovena, Peter Skerbiš, ha illustrato la situazione sul campo e snocciolato numeri di un fenomeno che sembra non trovare argini, nonostante il massiccio dispiegamento di agenti, cani e mezzi sul territorio. Dal 13 marzo sono stati 127 i migranti fermati sul lato sloveno del confine, 172 su quello croato. Preoccupante anche il dato registrato da inizio anno, e fino al 1 marzo, sugli arresti per favoreggiamento dell’immigrazione illegale, pari a 137 persone, di cui due cittadini sloveni, mentre nello stesso periodo dello scorso anno furono solo 27. Motivo per il quale Skerbiš fatto appello alla cooperazione internazionale, senza la quale è difficile ottenere risultati concreti. L’impegno condiviso con Croazia e Italia, che sarà anche al centro della visita in Slovenia la prossima settimana del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, insieme al collega croato, diventa quindi cruciale per fare una verifica della collaborazione trilaterale e studiare eventuali contromisure.
Valerio Fabbri