"Rinuncio in modo irrevocabile al mio ruolo ministeriale per non danneggiare la tenuta politica dell'esecutivo, orgogliosa del lavoro svolto fin dall'inizio al tuo fianco, nella nascita di Movimento Libertà così come di questo governo".
Con queste parole indirizzate al capo del governo, la ministra Ajanović Hovnik ha comunicato a Golob le sue dimissioni. Una lettera carica di sentimento, ma molto debole dal punto di vista politico, firmata quando ormai era impossibile negare l'evidenza arrivata in diretta televisiva nel principale programma di approfondimento politico della televisione pubblica. Sono seguite scuse che avevano il sapore della rassegnazione. Secondo qualcuno, infatti, le dimissioni erano già pronte dopo il programma giovedì sera, ma la comunicazione ufficiale è arrivata solo nel primo pomeriggio di venerdì, tutt'altro che un fulmine a ciel sereno per Golob, impegnato al vertice europeo in Spagna, e per il suo governo, che continua a perdere pezzi sempre meno marginali su uno scacchiere che rischia di spezzarsi.
La ministra non è riuscita a giustificare, da un punto di vista politico più che penale, le spese di viaggio per la missione di due settimane a New York, dove andò insieme a una delegazione composta da 4 colleghe e dal marito, e soprattutto a spiegare l'assegnazione di una parte consistente di fondi pubblici all'organizzazione non governativa dove era socia, prima di cedere le quote alla madre.
A giudicare dalle reazioni all'interno della maggioranza Ajanović Hovnik non lascia molti amici, nono solo fra gli alleati Sinistra e Socialdemocratici, che chiedono un chiarimento all'interno dell'esecutivo, ma anche all'interno di Movimento Libertà, che ha detto di rispettare la scelta. L'opposizione invece parla di atto dovuto e comunque tardivo, con il Partito democratico che ironizza sul numero di ministri che lasciano il governo rispetto a quelli che entrano a farvi parte. E a Golob non è rimasto altro che prendere atto di una scelta sulla quale si era speso in prima persona, rinnovando ancora ieri la fiducia in Ajanović Hovnik, la quinta ministra a lasciare il governo in meno di un anno e mezzo.
Valerio Fabbri
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