Foto: DZ/Klara Gojčič
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La nuova strategia di politica estera della Slovenia rappresenta un documento chiave per la futura direzione diplomatica del paese. "Si tratta di un testo moderno, chiaro e proiettato nel lungo periodo", ha spiegato la ministra degli Esteri Tanja Fajon, ricordando che tra le priorità si evidenzia la necessità di maggiore coordinamento tra tutti gli attori statali coinvolti nella politica estera, con l'obiettivo di garantire un'azione unitaria ed efficace. I principi fondamentali della nuova strategia includono responsabilità, sicurezza, inclusione, solidarietà e conoscenza. Nonostante la visione progressista, non sono mancate le critiche. I deputati dell'SDS, Žan Mahnič e Andrej Kosi, hanno definito il documento "vago negli obiettivi" e poco aderente alla realtà geopolitica attuale. Uno dei temi più discussi durante l'incontro è stato il ruolo della Slovenia nella guerra in Ucraina e i futuri rapporti con la Russia. Replicando alle domande di Miroslav Gregorič del Movimento Libertà, Fajon ha ribadito che la priorità della Slovenia è il raggiungimento di una pace giusta e duratura, accettabile per l'Ucraina. Ha inoltre sottolineato come qualsiasi soluzione che implichi la capitolazione ucraina o la modifica forzata dei confini internazionali costituirebbe un pericoloso precedente storico. Riguardo all'invio di truppe slovene in Ucraina, la ministra ha chiarito che si tratta di un'ipotesi che attualmente non viene considerata, seppur altri Paesi Ue stiano valutando l'invio di truppe di pace europee nel Paese. Sul fronte mediorientale, Fajon ha ribadito l'impegno della Slovenia a favore della stabilità regionale. Ha espresso preoccupazione per l'aumento della violenza in Cisgiordania e ha condannato eventuali tentativi di trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza, considerandoli contrari al diritto internazionale. Al centro del dibattito anche il tema delle migrazioni, in particolare la gestione delle richieste d'asilo dei cittadini siriani. Rispondendo alle critiche di Kosi, Fajon ha spiegato che la Siria è ancora un paese in transizione e che il rimpatrio dei rifugiati sarebbe prematuro. Ha inoltre sottolineato la necessità di rafforzare, consentendo il ritorno sicuro e una vita dignitosa ai suoi cittadini

M.N.