L'ambasciatrice slovena è stata convocata da uno dei consiglieri del membro croato della presidenza collegiale bosniaca Željko Komšić per chiarire che cosa c'è di vero nelle voci di un non paper, in gergo diplomatico documento informale di carattere esplorativo, che il premier Janša avrebbe fatto pervenire tra febbraio e marzo al presidente del Consiglio europeo e nel quale, secondo un portale bosniaco, sarebbe stata ventilata l'idea di chiudere il dossier ex Jugoslavia rivedendo alcuni confini. Distacco della Republika Srpska dalla Bosnia Erzegovina, una specie di Grande Albania nella quale confluirebbero parti della Macedonia del Montenegro e probabilmente il Kosovo. Tutti progetti da sempre presenti nei circoli ultranazionalistici, ma finora scartati dalla diplomazia internazionale, anche quando si proponeva uno scambio di territori tra Kosovo e Serbia, proprio nel timore di una reazione a catena.
Pronta la smentita di Janez Janša che dice di non essersi incontrato con Michel dall'anno scorso. Però, dove c'è fumo potrebbe esserci un po' di arrosto. Infatti, si è appreso che durante la sua visita a Sarajevo, agli inizi di marzo, il presidente della repubblica Borut Pahor incontrando i tre componenti della presidenza bosniaco-erzegovese si è interessato alle loro posizioni sul futuro del paese. Sia il croato Komšić sia il musulmano Džaferović hanno risposto con un no categorico alla sua domanda se in Bosnia Erzegovina sia possibile una separazione pacifica. Del parere opposto invece il serbo Dodik che sta nuovamente minacciando di indire il referendum sulla secessione della Republika Srpska. Pahor non ha comunque mancato di ribadire il suo fermo appoggio all'integrità territoriale della Bosnia Erzegovina e alla sua prospettiva europea. Ricorda anche il proprio intervento davanti al parlamento della Macedonia, dello scorso settembre, quando ha detto che l'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali non deve essere rimandato più di tanto, altrimenti si rischia che prenda piede l'idea di una disgregazione della Jugoslavia non ancora finita per cui i confini esistenti andrebbero sostituiti da quelli etnici. Pahor ha sondato il terreno per conto di Janša? Qualcunio ci vede lo zampino del suo consigliere Ernest Petrič, ex diplomatico e giudice costituzionale, negli ultimi anni abbastanza vicino a Janša.
Boris Mitar