Continua il contenzioso presso il Tribunale del lavoro di Capodistria che vede parte ricorrente il Ministero per gli Affari esteri e parte convenuta l’ex ambasciatore sloveno in Spagna, Peter Reberc. Questo avrebbe firmato decine di ordini di missione, presumibilmente falsi.
Si tratta di un totale di 26 fatture di camere d'albergo che non sarebbero state di fatto utilizzate, stando alla parte ricorrente. Lo stato aveva già chiesto il risarcimento dei danni in sede penale per le mani bucate dell’ex ambasciatore Reberc durante la sua missione diplomatica a Madrid tra il 2007 e il 2010, ma il tribunale ha respinto la causa perché incapace di comprendere il senso delle sue azioni a causa di disturbi psichici.
All’udienza di oggi a Capodistria la procuratrice di Stato, Mojca Ivančič Jelačin, ha sottolineato che il nocciolo del caso sta nel fatto che qualcuno ha presentato delle fatture contraffatte, a causa delle quali sono stati spese risorse pubbliche. In qualità di ambasciatore, Reberc era l'unico a decidere quali inviti accettare e quali spese farsi rimborsare. L’ex diplomatico ha fornito prove sui suoi pernottamenti, ma il denaro non sarebbe stato per saldare le fatture. Il difensore della parte convenuta, Tomaž Toldi, ha respinto le accuse ritenendole false, visto che si tratterebbe di interpretazioni soggettive che non trovano fondamento nelle prove presentate, le quali costituirebbero anche accuse ingiuste. L’udienza è stata rimandata indefinitamente dalla giudice Dragica Umek, che ha anche annunciato la nomina di un perito psichiatrico.
Maja Cergol

Foto: Dnevnik
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