"È inconcepibile che un organismo, che non era nemmeno a conoscenza dello sviluppo di un'applicazione, venga accusato della sua inadeguatezza a causa degli avvertimenti sulla necessità di rispettare la normativa in materia di protezione dei dati personali a livello Ue", ha precisato Mojca Prelesnik. Il Garante della privacy ha voluto ribadire il concetto "a causa dell'interesse pubblico per informazioni obiettive e dichiarazioni errate e inammissibili di alcuni importanti politici sul ruolo dello stesso Garante nella procedura di ispezione contro l'Istituto nazionale di salute pubblica. Il Garante della privacy non ha ancora disposto nulla in merito", ha aggiunto, "essendo stato informato sull'app soltanto dai media". Al Garante della privacy - inoltre - non è stato chiesto di esprimersi riguardo dell'app per la verifica dei criteri GVT.
"Le istituzioni dell'Unione europea hanno diverse volte ribadito, che la base legale per l'uso dei certificati digitali Covid esiste soltanto per il passaggio dei confini. Nel caso i paesi membri vogliano usare i certificati anche per altre finalità, devono prima adottare normative adeguate", ha spiegato ancora Mojca Prelesnik, precisando in Slovenia tale normativa non è stata adottata.
Il Garante della privacy ha inoltre spiegato che diversi rappresentanti delle autorità hanno affermato erroneamente che il controllo dei documenti d’identità nel caso della verifica dei criteri GVT sia illegale.
Inoltre, a causa della possibilità di uso illecito dei certificati, Mojca Prelesnik ritiene che la verifica dei criteri GVT tramite una app "anonima" sia illogica.
"L'Istituto nazionale di salute pubblica non è ricorso alla possibilità di collaborazione, che avrebbe risolto numerose questioni, per questo motivo il Garante della privacy ha aperto una procedura d'ispezione", ha detto ancora Prelesnik, che si aspetta la piena collaborazione di tutte le parti coinvolte.
E. P.