Fitch Ratings, l'agenzia internazionale di valutazione del credito e rating, ha confermato la valutazione A della Slovenia", come riportato dal Ministero delle Finanze. Nel rapporto, si sottolineano i punti di forza del paese, tra cui il buon governo, la stabilità sociale, la gestione efficace del debito pubblico e un quadro politico credibile in relazione all'appartenenza all'Unione Europea e alla zona euro. Tuttavia, l'agenzia di rating ha rilevato alcune sfide per la Slovenia, tra cui un livello relativamente elevato di debito, le dimensioni economiche ridotte e la necessità di attuare riforme strutturali per affrontare le sfide fiscali legate all'invecchiamento della popolazione a medio termine. Secondo le previsioni di Fitch, la Slovenia dovrebbe registrare una crescita economica del 1,6% quest'anno, con prospettive di crescita che salgono al 2,8% nel 2024 e al 2,5% nel 2025. Nel frattempo, si prevede che il debito pubblico scenda dal 72,3% del PIL nel 2022 al 65,9% entro il 2025. Le consistenti riserve di liquidità offrono al paese una maggiore flessibilità nella gestione del bilancio pubblico. Per quanto riguarda l'inflazione dei beni di prima necessità, Fitch prevede una diminuzione per il resto dell'anno in Slovenia, con un tasso medio atteso del 7,5% nel 2023. Tale tasso dovrebbe poi ridursi al 3,7% l'anno successivo e al 2,6% nel 2025. Nella recente valutazione del credito della Slovenia, l'agenzia di rating fa riferimento anche agli effetti delle inondazioni che hanno colpito numerosi comuni nel mese di agosto. Il governo ha stimato i danni diretti a 10 miliardi di euro, con la maggior parte dei costi di ricostruzione finanziati dalle risorse dell'Unione Europea. A causa di queste attività di ricostruzione, è previsto che il deficit di bilancio pubblico si attesti intorno al 3,8% del PIL nel 2023 e 2024. Nel 2025, con il progressivo calo dei costi di ricostruzione post-alluvione e la revoca di provvedimenti temporanei di sostegno per le famiglie e le imprese ad alta intensità energetica, si prevede che scenderà al 2% del PIL.
Corrado Cimador