I negoziati tra governo e sindacati del settore pubblico, interrotti lo scorso autunno, avevano portato a un accordo per un aumento del 3,36% degli stipendi a partire da giugno, in seguito a un parziale adeguamento all'inflazione. Il ministro delle Finanze, Klemen Boštjančič, precedentemente leader della parte governativa nei negoziati, è ora il capo del gruppo esecutivo per la riforma del sistema retributivo e la riduzione delle disparità salariali coinvolgendo tutte e 45 le sigle sindacali del settore pubblico. Ulteriori incontri tra le parti sono programmati per la prossima settimana con mediazioni separate per i vari comparti del pubblico impiego. Boštjančič affronterà questioni aperte relative agli stipendi, alle relazioni tra categorie e alle normative sul lavoro. Il governo, in una dichiarazione successiva alla riunione di giovedì scorso, ha indicato l'intenzione di trattare il numero di giorni di ferie annuali e la revisione dell'elenco delle posizioni lavorative che danno diritto all'assicurazione pensionistica per i dipendenti pubblici. I sindacati non hanno formulato nuove richieste, in attesa che il governo presenti una nuova proposta per eliminare le disparità salariali, ritenendo quella di settembre scorso non accettabile. Il governo affronta una sfida complessa, con opinioni divergenti tra i sindacati stessi sull'eliminazione delle disparità salariali e alcune categorie che richiedono soluzioni immediate. Al momento, il governo insiste sul fatto che i negoziati riguarderanno l'intero settore pubblico simultaneamente, senza soluzioni parziali per evitare di innescare scioperi e richieste di aumenti salariali da parte di altre categorie di dipendenti.
Corrado Cimador