Il Consiglio di Stato ha approvato il veto alle modifiche al Codice di famiglia con 17 voti a favore e 11 contrari. Nessuno spazio quindi per i cambiamenti restrittivi avanzati dai proponenti, che si erano detti contrari alle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso che la nuova legge introduce. La scorsa settimana, infatti, gli emendamenti proposti dal parlamento erano stati votati a maggioranza per evitare discriminazioni contro l'individuo e garantire gli stessi diritti a tutti i cittadini per contrarre matrimoni.
Una modifica che aprirebbe la strada, secondo i promotori del voto naufragato in Consiglio di Stato, anche a pratiche biomediche per la procreazione assistita. Ma dal ministero del Lavoro, che ha anche le competenze su Famiglia, Affari Sociali e Pari Opportunità, la direttrice Špela Isop ha spiegato che la questione inseminazione artificiale è regolata da una legge speciale, secondo cui solo uomini e donne ne hanno diritto e solo a determinate condizioni. Mentre le modifiche sul Codice di famiglia sono state necessarie per eliminare l'incostituzionalità accertata dalla Corte.
Da un punto di vista normativo la palla torna ora in parlamento, che dovrà approvare la legge con la maggioranza assoluta. Da un punto di vista politico e di dibattito pubblico, invece, il discorso rimane aperto e divisivo. Nelle stesse ore del voto in Consiglio di Stato il movimento "A favore dei bambini" ("Za otroke gre") ha depositato all'Assemblea nazionale le firme necessarie per convocare un referendum abrogativo in materia, forti di una raccolta firme completata in pochi giorni e sintomo, secondo gli attivisti, di una chiara volontà popolare, espressa già in due referendum nel 2012 e nel 2015 che invalidarono modifiche simili al Codice di famiglia già approvate dal parlamento.
Valerio Fabbri