Foto: gov.si/Marko Kovič
Foto: gov.si/Marko Kovič

E' davvero possibile che un marchio diffuso per rappresentare tutta la Slovenia diventi, invece, proprietà esclusiva e riservata di un ente? La domanda è ovviamente retorica e la risposta negativa. Eppure l'intraprendenza del MAO, sigla che identifica il Museo di Architettura e Design della capitale, potrebbe riscrivere questo postulato. Storico punto di convergenza delle tendenze grafiche e artistiche lubianesi e non solo, ma anche polo espositivo di grande valore, il MAO negli ultimi anni ha perso una parte della sua capacità attrattiva. Per difendere il marchio d'eccellenza "Made in Slovenia", utilizzato nelle sue vesti grafiche, il museo con sede a Fužine ha avvitato il processo per tutelare il simbolo che accompagna le attività del museo come marchio d'eccellenza dal 2020. Con esso, però, il MAO tutelerebbe non il logo da loro utilizzato, ma il concetto stesso di "Made in Slovenia", privando così una vasta comunità di persone interessate di un nome generico. L'Ufficio per la tutela della concorrenza sta ricevendo obiezioni, tra cui quella dell'associazione dei designer sloveni, sorpresa per una scelta che definiscono singolare. Il rappresentante dei designer, Jani Bavčer, ha messo in guardia dall'obiettivo di commercializzare un marchio generale che per sua natura è tale. Anche dalla Camera di commercio hanno sollevato dubbi, in particolare sulle possibili conseguenze legali e sui malintesi che questa scelta decreterebbe, dal momento che le aziende che vendono prodotti con il marchio "Made in Slovenia" potrebbero essere accusate di appropriazione indebita. L'Ufficio per la proprietà intellettuale sottolinea che la richiesta del MAO è limitata al design del marchio stesso, anche perché non è possibile proteggere un marchio che indichi l'origine geografica di qualcosa. Però le perplessità rimangono molto diffuse, per questo il suggerimento di quanti si oppongono all'idea che un marchio del genere diventi privato è che lo Stato faccia sedere tutti intorno allo stesso tavolo, in modo da regolamentare le regole di tutti gli usi del "Made in Slovenia" nelle varie forme, ed evitare così fughe in avanti e abusi.

Valerio Fabbri