Oggetto delle interrogazioni parlamentari odierne è stato il settore pubblico, diviso fra negoziazione del sistema salariale e scioperi che, da metà febbraio, hanno come inevitabile conseguenza ripercussioni sulla vita dei cittadini. L’opposizione ha parlato di negoziazioni senza via d’uscita e carenza dei servizi. Golob ha affermato che l’esecutivo sta lavorando a una riforma strutturale di tutto il sistema pubblico, l’ultima delle quali risale al 2008, dopo trattative durate sei anni. Ora è il sindacato federale del settore pubblico a non volere una soluzione, ha detto ancora Golob, poiché chiede sempre di più. Motivo per cui il leader di Movimento Libertà è convinto che la questione non si risolverà da un giorno all'altro, anche perché ha accusato i governi precedenti di aver introdotto troppe disparità e misure parziali, con l’effetto di appesantire il sistema invece di renderlo sostenibile. Colpa di chi lo ha preceduto insomma, anche se l’approccio di una negoziazione strutturale potrebbe saltare se entro il 13 settembre non sarà raggiunto un’intesa complessiva. E’ quella, infatti, la data che il governo ha fissato per non avviare trattative o siglare accordi separati con i sindacati delle varie categorie dei lavoratori pubblici. Il riferimento agli stipendi dei giudici, i cui salari verranno adeguati per garantirne l’indipendenza come da sentenza definitiva della Corte Costituzionale, fa intendere che proseguendo in questo modo sarà inevitabile percorrere quella strada. Prima di volare a Bruxelles per il vertice informale dei capi di governo, Golob ha risposto anche sulle domande relative alle ricostruzioni post-alluvioni, per le quali riconosce qualche ritardo e per questo auspica procedure d’intervento più rapide, e alla violenza nelle scuole, dopo il caso di Brežice, tema sul quale ha cercato di spegnere ogni velleità dell’opposizione di cavalcare il tema sicurezza.
Valerio Fabbri