Secondo la denuncia, il direttore generale avrebbe imposto a entrambi le sigle sindacali che rappresentano la categoria di inviare i documenti da pubblicare su Intranet, la rete aziendale, completamente isolata dalla rete esterna, alla casella di posta elettronica dell'amministrazione generale della polizia, incaricata poi di occuparsi della pubblicazione dei bollettini sindacali. Documenti da sottoporre anche all'esame del comitato etico e per l’integrità, questo l'ordine di Olaj sempre secondo l'accusa, in quanto potenzialmente incompatibili con il codice etico della polizia o con le disposizioni del contratto collettivo per gli agenti di polizia. All'origine della denuncia, tra l'altro, il fatto che il sindacato rappresentativo tutela e garantisce direttamente o indirettamente i diritti di tutti i dipendenti. Per questo motivo, gli avvisi sindacali devono essere a disposizione di tutto il personale. Si sottolinea poi che il sindacato ha il diritto di distribuire liberamente materiale sindacale, è previsto dal contratto collettivo; inoltre, i fiduciari sindacali possono inviare comunicazioni private di natura sindacale agli iscritti tramite la posta elettronica del Ministero e della polizia in quanto rientra nell'attività sindacale e fa parte dei suoi diritti.
Il direttore generale, Anton Olaj, nega e respinge ogni addebito, in particolare di aver ordinato la censura dei comunicati sindacali. "Ognuno ha diritto alla propria opinione, compreso il sindacato di polizia. È però giusto", così Olaj, "essere corretti e tolleranti quando si tratta della libertà di espressione, soprattutto quando vengono chiamati in causa soggetti esposti della società, in cui si inseriscono sicuramente la polizia e il sindacato. Mi impegno personalmente per questo, l'ho fatto diverse volte pubblicamente e chiedo al sindacato di farlo a sua volta", ha aggiunto.
Olaj dice di non conoscere ancora il contenuto della denuncia, quando ne avrà preso visione, deciderà come agire. In passato per casi analoghi Olaj ha sporto denuncia per calunnia nei suoi confronti.
Delio Dessardo