Giornata storica per la Slovenia è entrata nel novero delle nazioni che hanno lanciato un satellite in orbita con hardware interamente prodotto in proprio. Il più grande, Nemo Hd del peso di 65 chilogrammi sarà in grado di monitorare la superficie terrestre, fornendo dati in tempo reale e servirà per la pianificazione delle aree urbane, dell'agricoltura, dei trasporti, e viaggerà a 515 chilometri di altitudine, mentre il più piccolo Trisat, di 5 chilogrammi, ha un compito ancora più delicato, verificare la resistenza dei prodotti dell'elettronica spaziale.
Le immagini che invierà a terra consentiranno progressi nel campo del monitoraggio dell'inquinamento della superficie dei mari causato da masse di idrocarburi e la loro espansione, o di rifiuti plastici, permetterà di individuare focolai di incendi boschivi, e ancora durante l'eruzione di un vulcano monitorare gli spostamenti delle ceneri nell'atmosfera per le esigenze dell'industria aeronautica. Viaggerà ad un’altitudine di 530 chilometri. Dopo numerosi posticipi, prima per la pandemia da Covid e poi in giugno per le pessime condizioni del vento in quota, i due satelliti sloveni sono stati lanciati dalla base di Kourou nella Guyana Francese dal vettore italiano Vega. Anche nelle ultime ore le operazioni di lancio hanno rischiato di venir bloccate, dal maltempo. Avverse condizioni meteo però in Corea del Sud, dove si trova la stazione per i rilievi telemetrici della traiettoria del razzo ed in particolare l'isola Jeju interessata dal tifone Maysak. Una tregua meteo ha concesso il lancio. Nell'ogiva del razzo erano raggruppati altri 51 nano-satelliti che sono stati accompagnati in orbite diverse: un car sharing da record nella storia della missilistica mondiale. Un primato anche per il vettore italiano Vega costruito per l'Agenzia spaziale Europea quello della 16-esima missione.

Corrado Cimador


Foto: ESA / Jack Huart
Foto: ESA / Jack Huart