"La risoluzione parlamentare per inserire la Federazione Russa tra i paesi che sponsorizzano il terrorismo e utilizzano mezzi terroristici è stata proposta dal nostro gruppo perché la coalizione di governo non l'ha ancora fatto". Con questa dichiarazione abbastanza perentoria il presidente del partito democratico sloveno, Janez Janša, ha sparigliato il dibattito politico sul conflitto in Ucraina per stanare la maggioranza di governo da quella che egli considera ambiguità politica.
Pochi giorni fa la lettera aperta di politici, intellettuali, artisti e scrittori, indirizzata ai massimi organismi europei per cercare di porre fine al conflitto in corso in Ucraina, aveva creato qualche grattacapo all'esecutivo. Primo firmatario l'ex presidente Milan Kučan, dai più considerato una delle eminenze grigie del mondo progressista sloveno, nonché artefice dell'incoronamento pre-elettorale di Robert Golob come antagonista di Janša.
Se Golob si era affrettato a dire che il contenuto dell'appello non riflette la posizione della maggioranza di governo, compatta nel sostegno a Kiev, l'opposizione ha deciso di cambiare marcia e di accelerare per una presa di posizione chiara e netta della Camera di Stato su una mozione già approvata a novembre dal Parlamento europeo.
L'intenzione dichiarata dell'SDS, ha detto Janša, è di evitare sbandamenti della coalizione di governo, ma in sostanza potrebbero venire alla luce i tentennamenti di alcuni Socialdemocratici - primi fra tutti gli eurodeputati Milan Brglez e Matjaž Nemec, che non hanno votato la risoluzione del parlamento europeo - e i malumori del partito Levica (Sinistra), dichiaratamente contrario alle spese militari e alla guerra.
Valerio Fabbri