La riforma del sistema salariale per i dipendenti pubblici sta assumendo la sua forma definitiva ed entra nell'ultimo miglio, prima di diventare effettiva a partire dal gennaio 2025 con adeguamenti per il successivo triennio. Palpabile la soddisfazione del governo, rappresentato al tavolo della trattativa dal ministro dell'Amministrazione, Franc Props, che ha lavorato nell'ombra all'accordo, e dal ministro delle Finanze e vice-premier, Klemen Boštjančič, l'uomo dei conti. Sono due i documenti firmati insieme ai due delegati delle 47 sigle di categoria, Branimir Štrukelj e Jakob Počivavšek, documenti finalizzati nella riunione fiume di lunedì scorso, durata oltre 10 ore. Il primo documento prevede l'armonizzazione dei fondamenti comuni del sistema salariale del settore pubblico, l'altro specifica le procedure necessarie per l'attuazione della riforma, che dovrà comunque essere approvata dalla Camera di Stato. Boštjančič ha detto che si tratta della più grande revisione del sistema salariale nel settore pubblico negli ultimi 15 anni, Props ha voluto fare i complimenti a tutte le parti in causa per aver trovato la formula giusta. Il premier, Robert Golob, da New York ha affidato la sua soddisfazione a un comunicato nel quale definisce la riforma un accordo per il futuro del paese, perché elimina le disparità salariali.
Come detto l'aumento degli stipendi sarà graduale sul triennio, per assicurare innanzitutto la sostenibilità della tesoreria statale, e partirà comunque con gli stipendi più bassi. Le buste paga saranno più pesanti nell'ordine del 12-15% già dal prossimo gennaio. Rimane confermata a marzo e non a giugno la tredicesima, che sarà più ricca fra il 5 e il 10%. Per quanto riguarda i salari più alti, la convinzione è che anche l'introduzione della categoria 67, la più alta in assoluto, con un lordo superiore agli 8 mila euro contribuirà ad alzare l'asticella della competitività e a garantire una maggiore capacità di attrazione di personale qualificato.
Valerio Fabbri