Nei momenti difficili la Slovenia ha superato le divisioni e agito con lungimiranza, nell’interesse del paese. Come ha detto la presidente Pirc Musar uno di questi passaggi chiave è sicuramente l’adesione alla Nato, sancita formalmente il 29 marzo del 2004. Davanti ai vertici politici e istituzionali del paese e a rappresentanti dei vertici della Difesa da altri paesi Nato – era presente anche il comandante in capo delle forze alleate in Europa, l’americano Christopher Cavòli –, nel suo discorso Pirc Musar ha ricordato quella scelta di campo “che portò il paese in un’organizzazione basata sulla democrazia come stile di vita, sul rispetto dei diritti umani, sull’integrità e sulla sovranità territoriale”.
Una decisione che permette di vivere al sicuro in questo periodo turbolento, ha proseguito Pirc Musar, ma che non deve essere data per scontata, e a ricordarcelo ci sono le recenti adesioni di Svezia e Finlandia, due paesi tradizionalmente neutrali. Inevitabile poi il passaggio sulle minacce moderne legate alla tecnologia avanzata, senza dimenticare i conflitti tradizionali, Ucraina e Medio Oriente su tutti. Minacce dalle quali l’adesione alla Nato offre un ombrello di sicurezza della difesa collettiva per garantire stabilità e sicurezza, ha detto ancora la presidente.
Non garantiscono però stabilità politica, perché a Brdo è stata evidente l’assenza di uno dei tre partiti della maggioranza di governo. Sinistra/Levica, infatti, non solo ha deciso di disertare la cerimonia. Ma ha invitato i suoi sostenitori a partecipare alla marcia pacifica in centro a Lubiana, per protestare contro quello che hanno definito uno spreco di denaro pubblico per acquistare armamenti che alimentano conflitti e distruggono Stati.
Valerio Fabbri