Nella mattinata due delle tre massime cariche dello stato, dapprima il presidente del parlamento Zorčič e poi anche il capo dello stato Pahor hanno deposto ciascuno una corona in omaggio ai partigiani caduti e ai fondatori del Fronte di liberazione, istituito nel 1941 nella Lubiana occupata in seguito all'invasione della Jugoslavia. Ieri sera video cerimonia organizzata dall'Unione degli ex combattenti.
Nessuna manifestazione all'aperto, nessuna seduta solenne per commemorare il 27 aprile del 1941 quando a Lubiana nella casa del letterato Josip Vidmar, fu fondato il Fronte di liberazione, inizialmente Fronte antiimperialista, che sotto la guida dei comunisti avrebbe poi organizzato la lotta armata contro gli occupatori, mentre le forze conservatrici si mostrarono allarmate dalle mire rivoluzionarie del movimento di resistenza e non dalla snazionalizzazione nazifascista. E quelle divisioni politiche, culminate nel periodo bellico, non sono state superate ancor oggi, con la chiara tendenza della destra a giustificare il collaborazionismo con il timore di una sovietizzazione del paese. Il presidente della repubblica Borut Pahor si è rivolto ai cittadini dal palazzo presidenziale davanti al quale è rimasto dispiegato per tutta la giornata il picchetto d'onore dell'esercito. Al fianco del capo dello stato il presidente dell'organizzazione degli ex combattenti, Marjan Križman, assieme al quale Pahor ha deposto in precedenza una corona di fiori, accanto al monumento al Fronte di liberazione che sorge dinanzi a villa Vidmar, nel frattempo venduta all'ex ambasciatrice di Germania. Il presidente del parlamento, Igor Zorčič, si è recato invece sulla tomba degli eroi popolari. Se alla vigilia della festività, nel corso di una video cerimonia organizzata dagli ex combattenti Križman aveva puntato il dito contro il revisionismo storico ricordando il riconoscimento alleato della lotta partigiana jugoslava e slovena, dice tutto – ha rilevato - la presenza del suo predecessore Janez Stanovnik alle celebrazioni del 70-esimo anniversario dello sbarco in Normandia, Pahor ha incentrato il proprio discorso sulla riconciliazione usando le parole di France Bučar il presidente del primo parlamento democratico nel 1990 che inaugurando la legislatura disse che dopo 45 anni quella era la fine della guerra civile. Non sono mancati riferimenti all'emergenza che stiamo vivendo. Pahor ha fatto appello alla solidarietà e all’unità di tutti, Križman, che ha parlato dopo il presidente, ha detto invece che quanto sta accadendo con l'acquisto delle mascherine non è confortante ed ha invitato il capo dello stato a farsi sentire quando le cose non vanno nella direzione giusta.
Boris Mitar
Foto: Edi Šelhaus