Trent'anni fa, il 26 giugno, all'indomani della dichiarazione di indipendenza approvata dal Parlamento, nella stessa Piazza della Repubblica fu per la prima volta innalzato il nuovo tricolore sloveno. Se in quell'occasione non c'erano ospiti stranieri perché nessuno riconosceva il nuovo Stato, ieri sera non sono mancate presenze eccellenti: dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ai rappresentanti dei paesi vicini: tre premier e un ministro degli Esteri.
Il capo dello Stato, Borut Pahor, ha ricordato nel suo discorso che quella volta l’unità nazionale, al di là delle differenze politiche, fu determinante per il raggiungimento dell'obiettivo. "In trent'anni abbiamo imparato che può farci andare avanti una coalizione per qualcosa, non una coalizione contro. Il presidente della Repubblica ha ricordato l'avvio, tra pochi giorni, del semestre di presidenza slovena dell'Unione europea nella quale siamo entrati" - ha detto - "per vivere gli stessi valori fondamentali su cui si basa la famiglia europea". Infine, elogiando la solidarietà durante la pandemia, Pahor ha paragonato la Slovenia a un bellissimo arcobaleno. "Quale colore possiamo togliere affinché l'arcobaleno resti arcobaleno? Nessuno, e così dobbiamo intendere anche il nostro Paese", ha concluso.
La seconda parte della cerimonia di ieri sera era dedicata alla presidenza dell'Unione europea che la Slovenia assume per la seconda volta. Il premier, Janez Janša, nello stesso ruolo anche nel 2008, ha detto tra l'altro che l'uso di due pesi e due misure è la via più rapida verso la disgregazione dell'Unione europea ed ha ringraziato il ministro degli Esteri portoghese, Augusto Santos Silva, che gli ha consegnato, come rappresentante della presidenza uscente, una simbolica bussola. "Ne avremo bisogno perché il mare europeo è agitato". Hanno svolto brevi allocuzioni anche il presidente del Consiglio europeo, Michel, i premier austriaco, Sebastian Kurz, ungherese, Viktor Orban, e croato, Andrej Plenković, nonché il capo della Farnesina, Luigi Di Maio, il quale ha fatto riferimento anche alle minoranze slovena in Italia ed italiana in Slovenia.
Il clima festivo ha intanto risentito delle attuali divisioni politiche interne. Alcuni leader dell'opposizione: Luka Mesec, coordinatore della Sinistra, l'ex premier, Marjan Šarec, e all'ultimo momento anche la presidente dei Democratici sociali, Tanja Fajon, perché non erano stati ammessi i vessilli partigiani della Seconda guerra mondiale. Alla fine ha deciso di esserci, contrariamente all'ex presidente Danilo Turk, il primo presidente della Slovenia, Milan Kučan, sulla cui camicia appariva comunque una visibile raffigurazione della bicicletta, simbolo delle proteste settimanali contro il governo Janša.
Boris Mitar