In parte ai Rom, ma soprattutto agli appartenenti agli altri gruppi etnici provenienti dalle aree dell’ex Jugoslavia, è riservato - come noto - uno status diverso da quello garantito costituzionalmente, anche in virtù dell’autoctonia, alla Comunità italiana ed ungherese. Status che naturalmente non li soddisfa, ed hanno avuto modo di ripeterlo anche nel corso della riunione lubianese. “Non siamo contenti” ci ha detto in margine all’incontro Fahir Gutić, rappresentante della comunità bosgnacca, secondo il quale tra le principali questioni da risolvere ci sono: il finanziamento delle attività culturali, l’introduzione dello studio della rispettiva madrelingua nelle ultime classi delle elementari e anche l’incremento dei programmi radio-televisivi a loro dedicati.
“In Slovenia vivono all’ incirca 60 mila famiglie che provengono dalle ex repubbliche jugoslave, tutte pagano il canone alla Radio televisione slovena mentre in cambio abbiamo una trasmissione televisiva di una ventina di minuti che va in onda 2 volte al mese” racconta Gutić che, parlando anche a nome delle altre etnie, dice: “Sarebbe opportuno avere almeno mezz’ora alla settimana e con contenuti realizzati anche da nostri connazionali in modo da farci conoscere, capire ed apprezzare”. Per quanto riguarda le argomentazioni secondo le quali il governo non può intervenire poiché la radio televisione slovena è un ente autonomo Gutić afferma: “E’ una sciocchezza; il governo avrebbe tutto il diritto di intromettersi, lo ha fatto più volte, ma tutto dipende dalla volontà politica”. Per l’esponente della comunità bosgnacca come per quelli delle altre etnie andrebbe modificata la Costituzione che dovrebbe elencare tutti i gruppi minoritari presenti in Slovenia, naturalmente senza nulla togliere alle due comunità autoctone. “So che è una proposta di difficile, per non dire impossibile attuazione, ma noi ci speriamo anche perché siamo convinti che sarebbe una cosa positiva per il paese: lo arricchirebbe dal punto di vista socioculturale e lo promuoverebbe come fautore della parità dei diritti tra tutti i cittadini”.
Lionella Pausin Acquavita
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