Foto: MMC RTV SLO/BoBo
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La Legge che definisce le circoscrizioni elettorali per l'elezione dei deputati della Camera di Stato non è in armonia con la Costituzione. Lo ha stabilito, con una sentenza, la Corte costituzionale. I giudici hanno ritenuto che l'articolo 4 dovrebbe venir rivisto, dato che i parametri stabiliti 26 anni fa non possono più applicarsi alla situazione amministrativa odierna in cui la differenza tra le circoscrizioni più piccole e quelle più grandi è cresciuta notevolmente. La sentenza della Corte costituzionale impone al Parlamento di emendare l'articolo della Legge elettorale nell'arco dei prossimi due anni. Soddisfatto della decisione della Corte il presidente del Consiglio di Stato, Alojz Kovšca; dimostra, rileva, che con l'attuale legge non tutti gli elettori hanno lo stesso grado di influenza nella scelta dei propri candidati deputati. Esistono diverse soluzioni, dice Kovšca, a suo parere la migliore sarebbe l'introduzione del voto di preferenza. Per il premier Šarec era da attendersi una sentenza di questo tipo, l'attuale sistema delle circoscrizioni elettorali non è equo, quindi va cambiato, lo riconoscono un pò tutti. Ha ricordato che l'accordo di coalizione prevede il mantenimento del sistema proporzionale, ma con delle modifiche. A suo parere sarebbe accettabile quello adottato per le elezioni europee, il che significherebbe la cancellazione delle circoscrizioni; in ogni unità elettorale una lista di candidati con la possibilità del voto di preferenza. Il presidente della Camera di Stato, Židan, dice che ora spetta al governo il compito di mettere a punto una proposta per rispettare la sentenza della Corte costituzionale. Secondo Židan, i due anni di tempo concessi per correggere l'anomalia sono adeguati, considerata la complessità del problema, come sottolineato anche dal direttore della commissione elettorale centrale, Dušan Vučko. Il Ministro della Giustizia, Andreja Katič, ha detto che la sentenza verrà attentamente studiata, quindi verranno messe a punto delle proposte di soluzione, che saranno poi all'esame del Parlamento; per modifiche di questo tipo è necessaria la maggioranza dei due terzi, quindi 60 voti.