La proposta referendaria è stata inoltrata già a marzo dopo che la Camera di Stato aveva respinto la proposta di legge sull'assistenza all'eutanasia che era stata inoltrata dall’associazione Srebrna nit (Filo d'argento). Questa in pratica nega l'assistenza in caso di disturbi mentali acuti e prevede sempre un parere psichiatrico obbligatorio sulla capacità funzionale del paziente e la presenza dello psichiatra nell'atto conclusivo dell'assistenza di fine vita volontario. L’obiettivo è quello di offrire ai malati terminali la possibilità di una morte dignitosa, regolata dalla legge, garantendo il controllo sociale con norme e procedure chiare contro gli abusi. Come ha spiegato Tereza Novak del Movimento Libertà, la legislazione in vigore non menziona esplicitamente l’eutanasia o il suicidio assistito, ma il loro divieto deriva dal diritto penale, che criminalizza ogni forma di assistenza come pure l'eutanasia. Nonostante ciò, la normativa individua due diritti in base ai quali il paziente ha diritto di decidere della propria morte, si tratta del diritto di rifiutare le cure mediche e del rispetto della volontà del paziente. In questo caso, il paziente può rifiutare tutte le procedure mediche. Come ha spiegato sempre la Novak “questi diritti si basano in gran parte sulla parte dell'articolo 51 della Costituzione, che prevede il divieto di trattamento sanitario obbligatorio, questo articolo, insieme all'articolo 35 della Costituzione, che disciplina la tutela della privacy e dei diritti della persona che de facto pongono la base giuridica sulla quale l'assistenza nel fine vita volontario può essere legalizzata. L’ufficio legale della Camera ha però rilevato che il quesito come è stato posto è poco chiaro,
a loro avviso, la proposta non indica quali forme di assistenza di fine vita sono disciplinate e risulta fuorviante nella parte dove include pure l’eutanasia. “Gli elettori non decideranno sulla base della legge, ma sulla base del desiderio di non soffrire” ha ricordato Matjaž Zwitter della Facoltà di Medicina di Maribor. “Non è il momento di affrontare questo argomento” è stata invece critica Helena Zevnik della Karitas la quale ha ricordato che in Slovenia vi sono 140 mila persone senza un medico curante, mentre l’assistenza palliativa non viene adeguatamente regolamentata. Secondo Srna Mandič della Facoltà di Scienze sociali il quesito va affrontata dalla società, “Poniamo questo quesito referendario e lasciamo che la gente rifletta” ha detto. Secondo Dejan Kaloh del Partito Democratico, SDS, si tratta di un tentativo di introdurre l’eutanasia in maniera celata, Iva Dimic di Nuova Slovenia facendo riferimento alle osservazioni dell’Ufficio legale ha sottolineato come il quesito sia poco chiaro. La domanda non è quella definitiva, ha ricordato Bojana Muršič degli SD, Dean Premik del Movimento Libertà ha detto che la coalizione sostiene il diritto di scegliere una morte dignitosa, per quelle persone che non trovano più benefici dalle cure mediche, nemmeno quelle palliative.
Dionizij Botter