Esercito sloveno Foto: BoBo
Esercito sloveno Foto: BoBo

Se da una parte risulta buona la valutazione sulle capacità delle strutture militari in tempo di pace, è ancora insufficiente invece per l'operatività in caso di conflitto armato. Per innalzare la qualità del settore difesa, secondo Pahor sarà necessario investire di più sia nell'equipaggiamento che nell'addestramento. Si tratta in ogni caso di un miglioramento nella valutazione complessiva, rileva il capo dello stato, anche se la cautela è d'obbligo. Un contributo in senso positivo è giunto dai maggiori finanziamenti per le Forze Armate, anche se la percentuale del bilancio destinata a questo scopo è ancora inferiore rispetto a quanto richiesto dalla NATO. Sono due i problemi identificati come prioritari da risolvere: un perfezionamento dell'organizzazione delle varie unità dell'esercito, con quadri organizzativi adeguatamente preparati alle responsabilità di comando, sistemi di armamento e tecnica al livello richiesto, nonché status e condizione degli effettivi inquadrati nella struttura militare. È urgente, cosi Pahor, che la professione di soldato venga rivalutata, sia come immagine che economicamente. Ricorderemo che le valutazioni dell'ultimo decennio hanno risentito notevolmente proprio dal punto di vista dei finanziamenti. Dal 2007 al 2011 si era registrato un costante miglioramento in tutti i comparti che contribuiscono alla valutazione complessiva, dal 2012 invece si sono fatti sentire i forti tagli al bilancio dei fondi destinati alla difesa, cui hanno comunque contribuito anche le modifiche alla metodologia di calcolo del grado di preparazione. È stato il triennio 2014-2016 che ha visto le forze armate slovene ricevere il voto più basso; ora, come detto, c'è stata una inversione di tendenza.