In risposta all'appello dell'iniziativa dei richiedenti asilo per fermare le deportazioni, il Ministero dell'Interno sloveno rileva che non si tratta di deportazioni, ma della riconsegna dei richiedenti protezione internazionale in conformità con la legislazione dell'Unione Europea. Ogni caso viene trattato individualmente, tenendo conto di tutte le circostanze specifiche di ciascun caso, precisa il ministero. Il concetto di protezione internazionale garantisce al richiedente il diritto alla protezione in un paese sicuro, ma non la possibilità di scegliere quale Stato membro se ne dovrà occupare e in cui il richiedente desidera utilizzare questa protezione, viene ancora rilevato. Per quanto riguarda la riconsegna dei richiedenti protezione internazionale alla Croazia, si sottolinea che si tratta di un paese membro dell'UE che è tenuto a rispettare i diritti fondamentali dei richiedenti protezione internazionale. La maggior parte delle procedure, secondo il Regolamento di Dublino, si riferiscono proprio a questa categoria, che ha già inoltrato la richiesta alle autorità di Zagabria. Pertanto, non si può affermare che a queste persone venga negato in maniera sistematica l'accesso alla protezione internazionale.
Inoltre, evidenzia ancora il Ministero dell'Interno sloveno, anche altri paesi dell'UE seguono la prassi di riconsegna alla Croazia di tali richiedenti e lo fanno con la Slovenia se risulta essere il paese dove è stata inoltrata la richiesta. Allo stesso tempo, si sottolinea che la gestione della migrazione è una delle priorità del ministero dell'interno e del governo. La scorsa settimana è stata illustrata in Parlamento una doppia proposta riguardante la strategia di migrazione e integrazione", che fungerà da base per le modifiche alla legge in materia. Ieri lo ricordiamo l'iniziativa dei richiedenti asilo ha tenuto un raduno davanti alla sede del Parlamento per chiedere l'immediata sospensione di quelle che ha definito deportazioni, il diritto al permesso di soggiorno per tutti quelli che lavorano e la fine del trattamento, giudicato razzista, da parte della polizia e del governo, "Siamo lavoratori, non criminali", è stato detto.
Delio Dessardo